E niente. Neanche l’intervento della magistratura è riuscito a scalfire la coltre dell’indifferenza. Sei impianti eolici sequestrati nel Sannio e la politica beneventana non sente il bisogno di interrogarsi, di approfondire, di capire.
La reazione è il silenzio.
D’altronde, cosa ci stiamo giocando? La salvaguardia del nostro patrimonio artistico, storico, paesaggistico, ambientale? E che sarà mai.
Come? La nota della Procura chiama in causa direttamente la Provincia perchè avrebbe rilasciato autorizzazioni “illegittime” ai costruttori del vento? E quindi? Alla Provincia è tempo di celebrazioni, c’è da festeggiare la decisione del Consiglio di Stato sul caso Cataudo, questa sì che è una vicenda che cambierà il volto del Sannio, segnandone le magnifiche sorti e progressive!
Champagne a fiumi! E fiumi di inchiostro. Esulta il presidente Ricci, gli fa eco il segretario provinciale del Partito Democratico Carmine Valentino: “Siamo una squadra fortissimi!”.
Si vive di piccole soddisfazioni. Perché rovinare questo clima di giubilo? Per parlare dell’eolico? Solo perché il provvedimento della magistratura sembra riconoscere le ragioni di quanti vedono nell’invasione di pale un pericolo per le nostre terre? Ma è roba da parrucconi. Al massimo può interessare qualche ambientalista, gli allevatori, qualche romantico amante della montagna.
Che siamo amanti della montagna noi? Per carità. Il caso Cataudo, ovvero il controllo dell’Asea, questo sì che ci interessa.
Insomma, la solita storia. il potere fine a se stesso, utile alla conservazione della specie – intesa come gruppo dirigente – ed estraneo alla funzione che pure dovrebbe adempiere. E la coincidenza, in questo caso, è illuminante.
Di cosa si occupa Asea, l’azienda speciale per l’energia della Provincia prima guidata da Cataudo, silurato all’indomani della sconfitta alle amministrative nel capoluogo, e ora gestita da Carlo Petrella – in quota Pd, of course? “Del patrimonio e delle risorse naturali e ambientali”. E ancora: “Delle funzioni di promozione, di salvaguardia, di tutela e di valorizzazione delle risorse territoriali”.
Nientedimeno: si occupa di ciò di cui la Provincia, e dunque il Partito Democratico che domina la Rocca ormai da decenni, non parla.
O forse sì. Ma non attraverso il confronto pubblico, non con la forza delle argomentazioni. Ma con quella degli atti amministrativi. Come una sfilza di autorizzazioni illegittime utili a realizzare impianti “in aree sottoposte a vincolo storico, artistico, archeologico, paesaggistico e ambientale”.
Ecco, una presa di posizione su questo, magari una volta terminati champagne e pasticcini, sarebbe gradita. Dal presidente Ricci, dal segretario Valentino, dal Partito Democratico.
(foto IlQuaderno.it)