Benevento – Il dramma di lavoro dei dipendenti della Società provinciale dei rifiuti è stato portato nuovamente all’attenzione della pubblica opinione nel corso di un incontro tra una delegazione di lavoratori e sindacalisti e il Presidente della provincia Claudio Ricci, Socio unico della stessa Azienda, e Domenico De Gregorio, Amministratore Unico di Samte. I 54 lavoratori sono a rischio licenziamento; la Società è in concordato preventivo e peraltro non può nemmeno accedere all’unico impianto produttivo esistente, cioé lo Stir di Casalduni, perché sotto sequestro da parte della Magistratura dopo l’incendio del 23 agosto. Intanto, la stessa Samte deve comunque provvedere alla costosa operazione di rimozione del percolato nelle discariche dismesse sparse prima del 2009 sul territorio provinciale dall’allora Gestione Commissariale rifiuti.
Questi ultimi, che hanno dichiarato di non sentirsi controparte dei lavoratori, non hanno nascosto la verità: la situazione dell’Azienda è davvero drammatica e Ricci, che peraltro ormai è in scadenza di mandato (il 31 ottobre lascia il posto ad altro Presidente) ancora una una volta ha accusato senza giri di parola quegli Amministratori Comunali che non hanno provveduto a versare negli ultimi anni il dovuto alla Samte per oltre 7 milioni di Euro; contro chi, nonostante i finanziamenti portati sul territorio dalla stessa Provincia, non vuole il potenziamento dell’impianto Stir di Casalduni le cui lavorazioni dovrebbero riguardare non solo la frazione indifferenziata dei rifiuti; contro chi non vuole ripartire su tutti i cittadini campani la gestione delle discariche post mortem. Ricci ha poi detto ai lavoratori presenti che, se la Magistratura non concede di accedere all’impianto, non si capisce bene cosa lui possa fare per far ripartire le attività: il Presidente ha comunque assicurato che nelle prossime ore chiederà al Procuratore della Repubblica Policastro, di voler concedere l’accesso all’impianto almeno per poter riavviare i lavori di ammodernamento e per portare via i rifiuti combusti e le ecoballe ancora giacenti presso l’area sequestrata.