Benevento – “Se altrove si spara, da noi si utilizza il fuoco”. Così il Procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro ha sintetizzato l’operazione che ha portato, questa mattina, all’arresto a Benevento di cinque persone accusate di usura ed estorsione nei confronti di alcuni imprenditori locali. Il procuratore, come già accaduto in passato, ha evidenziato quanto sia invasiva l’usura nel tessuto economico del Sannio. E il tutto, a prescindere dagli effetti causati dall’emergenza Covid. La denuncia da cui è partita l’indagine, infatti, risale al 2019 e le vicende restituiscono il racconto di quanto sia diffusa e radicata nel territorio l’azione della criminalità. L’epidemia, poi, ha fatto il resto.
“Nella mattinata odierna, – si legge nella nota inviata da Policastro – all’esito di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento, la Squadra Mobile presso la Questura di Benevento, coadiuvata dal Reparto Prevenzione Crimine Campania, dai Cinofili e dal Reparto Volo di Napoli, con la collaborazione, per quanto di specifica competenza, del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Benevento, ha eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere emessa dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari di Benevento nei confronti di cinque persone gravemente indiziate, a diverso titolo, dei reati di usura, estorsione e violenza privata ai danni di alcuni imprenditori beneventani, i quali, da anni ed in particolare dall’anno 2013 versavano indebite utilità e danaro, divenute ormai insostenibili.
È stata inoltre anche riconosciuta dal G.I.P. la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di favoreggiamento personale nei confronti di dieci imprenditori di Benevento e Provincia, vittime di usura, i quali, in sede di sommarie informazioni testimoniali, rese nel corso delle indagini, hanno negato l’esistenza di rapporti di debito anche di natura usuraria con gli odierni indagati, in palese contrasto con le emergenze investigative
Il provvedimento cautelare è stato adottato al termine di una complessa ed articolata attività d’indagine scaturita da una serie di denunce presentate, anche grazie al sostegno di associazioni antiusura e antiracket operanti nel territorio, da imprenditori attivi nel ramo della ristorazione, a partire dal mese di marzo del 2019; le vittime riferivano in particolare di prolungati rapporti usurari con gli indagati, già gravati da specifici precedenti per i reati per i quali si procede, che hanno trovato ulteriori e significativi elementi probatori di riscontro nell’attività anche di carattere tecnico svolta dalla p.g. operante.
Il contenuto delle conversazioni intercorse tra indagati e persone offese, captate nel corso delle indagini è infatti del tutto esplicito, sia in ordine alla dazione delle somme di denaro e dei relativi interessi usurari richiesti dagli indagati e ha consentito anche di accertare gravi esplicite condotte di carattere minatorio, finalizzate a conseguire la dazione , non dovuta, di somme di danaro, dal 2009 al 2019, a titolo di interessi usurari, i cui tassi applicati ed accertati in sede d’indagine sono stati quantificati tra il 120% ed il 240% ; con tali condotte le vittime venivano inserite in un crescente vortice di ricatti e debiti dai quali non riuscivano più ad uscirne, venendo addirittura costrette in un caso a cedere la gestione di una parte della propria azienda ad uno degli indagati.
Gli indagati non esitavano a porre in essere, con condotte reiterate ed attuali, minacce di gravi violenze fisiche ai danni delle vittime ritenute inadempienti nei pagamenti, fino ad arrivare a danneggiare i loro beni, finalizzate, non solo ad ottenere l’indebito profitto usuraio ma anche a impedire alle stesse vittime di denunciare e collaborare con le Forze dell’Ordine e finanche a costringere le vittime a ritrattare le dichiarazioni accusatorie eventualmente rese. Tali minacce evidentemente in molti casi hanno raggiunto il loro effetto se ben dieci imprenditori hanno ritenuto di negare anche a fronte di elementi inequivoci in possesso degli inquirenti in ordine alla loro sottoposizione all’usura.
L’odierna attività testimonia l’importanza e l’efficacia della collaborazione delle vittime che scelgono di denunciare i delitti di usura e di estorsione, affidandosi, anche ad associazioni antiracket attive sul territorio, ma anche la costante e continua attività di contrasto alla criminalità economica e predatoria espletata dalla forze di polizia presenti nella provincia di Benevento, operanti in piena sinergia con la Procura della Repubblica, che ha consentito di porre un argine alle attività delittuose prima descritte, attraverso l’arresto degli indagati. Non può tacersi, però, che gli episodi oggi oggetto della misura cautelare non sono che la punta di un iceberg di una realtà più estesa, sia in città che in provincia, che stenta ad mergere nel nostro territorio e che senz’altro appare meritevole di una sempre più grande attenzione da parte degli organi investigativi, soprattutto in questo frangente storico caratterizzato da una grave crisi di liquidità per gli imprenditori a seguito della pandemia in atto e dalla difficoltà di ottenere il credito dai circuiti leciti”.
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