Benevento – “Due gioie diverse, ognuna bella a suo modo”. Dall’altro capo del telefono c’è Enrico Pezzi, la domanda su quale delle due promozioni ottenute a Benevento gli sia rimasta maggiormente nel cuore somiglia tanto a quella che si fa ai bambini sulla mamma e sul papà. Lo slalom gli riesce bene, ma in fondo perché scegliere? A Benevento ha conosciuto l’apoteosi di un pubblico caloroso, ha vissuto la città e se l’è goduta fino in fondo nella semplicità di un’uscita con gli amici, una passeggiata in centro, nella quiete della provincia: “Sono stati anni fantastici, Benevento è una città del Sud atipica, la sua gente è accogliente senza essere invadente. Impossibile per me non amarla”.
Il punto forte di Baroni – Attualmente svincolato dopo la risoluzione con la Vis Pesaro, lo disturbiamo per un’intervista sul nuovo Benevento e su quello di una volta. L’anello di congiunzione è Marco Baroni, che venerdì 10 si presenterà al Vigorito da avversario. Lì nel luogo in cui Enrico e i suoi compagni la fecero davvero grossa l’8 giugno del 2017: serie A, per la prima volta. Da neopromossi. “Il suo punto forte è nel saper mettere i giocatori al posto giusto. E’ meticoloso, studia gli avversari, ne conosce i punti deboli, dispone la squadra anche in base a questo. Tanti di noi resero al massimo perché trovarono una collocazione perfetta in campo. Ecco, sapevamo bene cosa fare”.
Favorite – Dovrà dunque guardarsi bene le spalle anche il Benevento di Caserta: “Il fatto che siano rimasti tanti giocatori dello scorso anno non può che fare bene. Il tasso tecnico della squadra ne giova, credo che ci siano tutte le carte in regola per fare un grande campionato. La concorrenza è folta, oltre al Lecce c’è il Parma, per non parlare delle classiche outsider. In testa, tra queste, metto sempre il Cittadella. Ci ho giocato, conosco l’ambiente, non è un caso che il club giochi campionati di vertice tutti gli anni”.
L’amico Paleari – E a Cittadella è transitato – per usare un eufemismo – anche Alberto Paleari: “E’ un grande amico e un ottimo portiere. Ci sentiamo spesso per confrontarci non soltanto di calcio ma della nostra vita in generale. Prima di firmare per il Benevento mi ha chiamato, voleva sapere qualcosa in più sull’ambiente. Cosa potevo rispondergli? A Benevento sono stato talmente bene che non trovo difetti. Gli ho spiegato le dinamiche della città, della piazza, di quanto sanno trascinare i tifosi. Sono sicuro che si troverà benissimo”.
Dove tutto è nato – Quei tifosi Pezzi ha avuto modo di conoscerli bene nei suoi tre anni nel Sannio: “Reagimmo alla grande alla delusione dei play off persi contro il Como. Diciamo che fu un anno di rodaggio con Brini, poi arrivò Auteri e trovò un gruppo che aveva voglia di riscatto. Fu bravissimo a gestirci e raggiungemmo un risultato storico nonostante un anno difficile sotto tanti punti di vista. Alla prima gara interna di campionato sugli spalti i tifosi erano pochi. Fummo in grado di trascinare sempre più persone e il fatto che alla partita che valse il salto in B contro il Lecce c’erano oltre 20mila persone è la risposta a tutto. Un grandissimo spogliatoio fu la chiave di quel successo”.
Capitolo Lucioni – Uno spogliatoio in cui spiccava la figura di Fabio Lucioni, che venerdì sarà uno dei grandi ex: “Sembra strano dire così perché lui è più grande di me, ma io Fabio l’ho visto crescere. L’ho conosciuto quando era un buon giocatore di C, poi ha compiuto un percorso che lo ha portato a fare la differenza in C, a fare la differenza in B e a meritare di giocare in serie A. Dispiace che sia andato via dal Benevento tra le polemiche. Dico che per me è un capitano, un esempio”.
La promozione in A – Il capitano delle due promozioni. Detto della prima, chiudiamo col parlare dell’altra: “Sembrava dovessi partire già nel mercato estivo, ma invece in extremis rimasi a Benevento. Che dire, mi sono divertito molto sperimentando nuovi ruoli. Il risultato finale ci ha riempiti di gioia perché arrivò dopo un periodo difficilissimo. A un certo punto del campionato non riuscivamo più a fare punti, ma ci credemmo fino in fondo e anche la fortuna si ricordò di noi. Arrivarono il derby con l’Avellino, il gol di Ceravolo al Frosinone, i play off giocati in uno stato di forma invidiabile. Pensammo davvero che nessuno sarebbe stato in grado di fermarci”. No, non li fermarono più.