Primo partito e consigliere regionale rieletto: l’esito delle regionali ha sorriso al gruppo dirigente ‘democrat’ del Sannio che ora guarda al 2021. Un anno importante. Perché si tornerà al voto per palazzo Mosti e perché il Pd sceglierà un nuovo segretario provinciale, cinque anni dopo la prima elezione di Carmine Valentino. Ma nell’intervista a Giovanni Cacciano, numero due del Pd sannita, c’è spazio anche per i rapporti con Vincenzo De Luca e per qualche stilettata a coloro che hanno utilizzato le elezioni regionali per provare a “scalare dall’esterno il partito, fallendo miseramente”.
Partiamo dal dato delle Regionali, il PD primo partito nel Sannio e non accadeva da anni. La segreteria provinciale, nel commentare il dato, ha parlato di vittoria «nonostante le aggressioni». E se fosse stata proprio la concorrenza, la presenza nelle civiche di dirigenti piddini, a stimolare l’elettorato democrat e l’impegno del gruppo dirigente, a cominciare dal deputato Del Basso De Caro?
“La vittoria del Partito Democratico è stata netta. Primo partito nel Sannio. Consigliere regionale eletto per la terza volta consecutiva. Trattasi di «fatti oggettivi» che si commentano da sé.
La «concorrenza» attiene alla natura delle competizioni, quelle elettorali non fanno eccezione. Le civiche di provenienza PD, tuttavia, hanno ben poco a che fare con la fisiologia.
In taluni casi, si è trattato di dichiarata ostilità al partito immaginando, a torto, di «scalarlo» dall’esterno avendo miseramente fallito la via del confronto democratico negli organi statutariamente preposti. In altri, le liste civiche sono state l’occasione per «misurarsi» da parte di gruppi locali al fine di rappresentare plasticamente al Presidente, dato sicuramente vincente, la cifra del proprio impegno.
L’effetto cumulativo di tutto ciò poteva essere, e nei fatti era, un accerchiamento del PD potenzialmente in grado di minacciarne le chances di vittoria e di elezione. Effetto sventato grazie al lavoro capillare e alla passione profusa dai nostri iscritti, militanti e dirigenti, a partire da un indomito Umberto Del Basso De Caro e, ovviamente, dai due candidati, Antonella Pepe e Mino Mortaruolo”.
La sensazione è che si sia comunque conclusa una fase nel PD Sannita e che il ciclo di Carmine Valentino sia ormai terminato. L’ipotesi delle sue dimissioni prende sempre più corpo e l’impressione è che nel 2021 ci sarà un nuovo segretario provinciale. Ci sbagliamo?
“Certamente Carmine Valentino non si ri-candiderà alla Segretaria Provinciale del Partito Democratico. Una decisione che Carmine ha maturato da tempo, prima della «vicenda santagatese» e a prescindere dai suoi successivi esiti. Pertanto, nel 2021, anno congressuale, ci sarà un nuovo Segretario”.
L’obiettivo ora è fissato sulle amministrative della prossima primavera. Si voterà in tanti centri importanti, a partire dal capoluogo. Parliamo di Benevento, allora: vede possibile un’alleanza per palazzo Mosti sullo schema delle regionali? Il PD si alleerà con Mastella o è più probabile un accordo con il Movimento Cinque Stelle «contro» l’attuale sindaco?
“Le elezioni di domenica e lunedì scorsi sono state chiarificatrici anche su questo punto. Il PD in campagna elettorale ha affermato in modo limpido quale fosse la sua missione su Benevento: «costruire un’ampia coalizione politica e civica alternativa dell’attuale governo cittadino». Ciò che valeva venerdì scorso, quale impegno, oggi reca i crismi del voto popolare. Il Partito Democratico è e sarà cardine di una «nuova proposta di governo». Chi immaginava un PD ancillare dell’attuale sindaco, candidandosi o impegnandosi attivamente in tal senso, ha perso.
La circostanza elettorale, d’altro canto, è stata anche l’occasione per avviare e/o riattivare una serie di interlocuzioni con la Città. Quella genuina, autentica, quotidianamente alle prese con i problemi, le ansie, le difficoltà e le aspettative della vita vera. Un bagno nella cruda realtà del Capoluogo, troppo spesso distante e persino ignorata dagli scranni di palazzo Mosti. È questa la Città a cui il PD si rivolge e che intende rappresentare.
Una Città che ha bisogno di una visione e di un progetto degni delle sfide che il tempo presente impone.
Una Città che sia consapevole del suo ruolo guida dell’intera provincia sannita e delle aree interne della Regione.
Un Città che abbia una leadership e una governance all’altezza della sua storia e del suo prestigio millenario”.
Torniamo al voto dello scorso weekend. Ha fatto rumore la sconfitta di Valentino a Sant’Agata così come non è passata inosservata la sconfitta del PD nella città saticulana. È l’ora dei «mea culpa»?
“Il partito provinciale ha sempre sostenuto che quella «saticulana» fosse una questione locale, come lo sono tutte le altre similari. Il voto popolare è il giudice supremo. Il popolo santagatese si è espresso. Il verdetto è netto e inequivoco. Carmine non è uomo che rifugga dalle proprie responsabilità”.
Torniamo sulle regionali. In molti hanno rimproverato al PD Sannita un rapporto conflittuale con il governatore Vincenzo De Luca. Cambierà qualcosa nei prossimi cinque anni?
“Sul cosiddetto «rapporto conflittuale» sono state costruite molte polemiche, non di rado strumentali, arbitrarie e maliziose. Il PD Sannita, in un’occasione, ha licenziato, unanime, un documento eminentemente politico. Quel documento, nella sostanza, rivendicava un protagonismo della nostra provincia e delle aree interne della Campania. Un protagonismo che la Politica non può eludere perché sancito e ribadito dal corpo elettorale.
Il rapporto con il ri-confermatissimo Presidente De Luca, alla cui ferma guida sono affidate le speranze di rilancio delle nostre Comunità, sarà improntato nella massima lealtà, nell’interesse esclusivo del Popolo Sannita”.
Un’ultima riflessione sulle polemiche che hanno caratterizzato il centrosinistra nell’ultima campagna elettorale: nelle civiche hanno trovato spazio autorevoli dirigenti e amministratori del PD come Del Vecchio, Castaldo, Panza, Abbate: qualcuno proverà a ricomporre la frattura o le porte del PD resteranno chiuse per loro?
“Il Partito Democratico non ha mai «chiuso» le porte del confronto, del dibattito o della proposta politica, né intende farlo ora all’alba di una stagione che ci deve condurre alle amministrative della prossima primavera avendo l’ambizione di vincerle.
Pertanto, se la domanda è «erigerete muri o edificherete ponti?», la riposta è nella vocazione riformista del nostro partito. Oggi più che mai, ci collochiamo tra gli «ideatori e i costruttori di ponti», purché vi sia «trasparenza delle posizioni» e «sacrale rispetto» dei militanti e degli elettori del Partito Democratico, da non confondere mai con un banale tram di linea”.
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