Quel patetico tentativo di giustificare le furbate

during the Serie A match between Parma Calcio and Juventus at Stadio Ennio Tardini on August 24, 2019 in Parma, Italy.
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O fate come dico, o me ne vado col pallone. L’infanzia di ognuno di noi è stata piena di episodi simili, definiamoli pure minacce. Tentativi estremi di dettare le proprie regole imponendo al branco di seguirle. E’ quello che ha provato a fare la Lega Serie A rimediando però una sonora figuraccia nel consiglio federale di ieri. Come ricorderete, sedici dei venti club del massimo campionato avevano proposto il blocco delle retrocessioni bocciando play off e algoritmo, uscendo sconfitti su tutta la linea. 

Una furbata in piena regola, un tentativo rivoluzionario culminato con un buco nell’acqua. Non per tutti, a dire il vero. Una parte di stampa, con le sue firme autorevoli, riesce a vedere il risultato opposto: “quella della Lega è la sconfitta di oggi ma la vittoria di domani”, sentenziano su sfondo rosa. Un tentativo che rasenta il patetico e schiaffeggia decenni di credibilità conquistata sul campo. 

E’ davvero possibile, per come è impostato il sistema calcio in Italia, ipotizzare una serie A autonoma? E ammesso  che sia possibile, quell’autonomia potrebbe mai sfociare in decisioni autoritarie che negano la possibilità di esprimersi alle serie inferiori? Strano che chi ha sempre guardato con diffidenza all’ipotesi di una “SuperLega Europea” possa accettare questo. Del resto si è sempre il nord di qualcun altro, e la memoria è più corta che mai.

Se la A l’avesse fatta franca sul blocco delle retrocessioni, la ripresa della B non avrebbe avuto alcun senso. L’emozione di un gol, l’adrenalina del successo e il sogno dell’impresa sarebbero andati in stand by perché al primo positivo tutto si sarebbe fermato lasciando immutati gli organici.

D’accordo, c’è il discorso economico, ma non si può parlare di indipendenza senza tener conto degli altri fattori. L’ispirazione al modello Premier League, pluri-citato dai supporter di Cairo, fa acqua da tutte le parti. Lo si può prendere come riferimento per sostenibilità, ma non è pensabile utilizzarlo per sovvertire le regole della transizione da un campionato all’altro. Chi vince è giusto che salga di categoria, chi perde è giusto che scenda. Nulla di nuovo, non siamo mica in Nba.

In questi mesi mai in Premier League si è pensato di non dare peso al merito sportivo. Mai si è pensato di bloccare le retrocessioni per rispetto nei confronti di chi ha operato sforzi immani in Championship, cosa che sta accadendo nella Liga e nella Bundesliga, ripartita con ben altre certezze un mese fa. Persino in Francia, dove hanno deciso di non giocare più dal primo momento, la valutazione principale ha riguardato i piazzamenti.

Accettare le furbate di chi vuole andare via col pallone è un tentativo patetico di giustificarle. Spingere per una scissione della A dal sistema Figc è qualcosa che va addirittura oltre. Esistono le vittorie e le sconfitte, che sono due cose diverse tra loro. Le vittorie e le sconfitte sul campo, le vittorie e le sconfitte delle idee. Il confine è marcato, nessuno provi a cancellarlo. 

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