
Benevento – Costantino Caturano accetta la nomina regionale e guiderà l’ente Parco del Taburno – Camposauro. Dopo la rinuncia alla carica di presidente del luglio 2018, per problemi di natura personale, questa volta Caturano dà la sua disponibilità a guidare il parco istituito il 6 novembre 2002. “In un primo momento – spiega Caturano – non ho potuto accettare la nomina per problemi personali che non mi avrebbero permesso di dedicarmi a pieno alla valorizzazione del Parco. Oggi, concluso l’iter burocratico, ho dato nuovamente la mia disponibilità avendo risolto i problemi e sono pronto a dedicarmi al Parco a pieno ritmo. Ringrazio per la nomina – prosegue Caturano – il Governatore De Luca e il vice presidente regionale Bonavitacola per la fiducia accordatami. Mi impegnerò a fondo per il bene del Parco Taburno Camposauro”.
Il neo presidente Caturano annuncia i primi passi per lo sviluppo dell’ente parco regionale: “Primi passi dopo l’insediamento saranno quelli di vedere lo stato dell’arte dell’ente, intavolando un’interlocuzione seria e proficua con tutti e riportando alla normalità l’ente, partendo dalla giunta esecutiva. Poi subito al lavoro per tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale del Parco Taburno-Camposauro, non solo attraverso le opportunità del P.S.R. ma anche attraverso tutte le occasioni che possano migliorare la situazione del Parco, di chi lo vive e lo frequenta”.
Ricordiamo che il Parco Naturale Regionale Taburno-Camposauro, si estende per 12.370 ettari nella provincia di Benevento e ospita una popolazione di circa 25.000 abitanti. Nato per la tutela del massiccio Taburno-Camposauro, che fa parte dell’Appennino Campano, il Parco offre pregevoli risorse naturali e paesaggistiche in un contesto di notevole interesse storico, culturale e di tradizioni. Il massiccio, che culmina nelle vette del Taburno (m. 1394), Camposauro (m. 1388) e Pentime (m. 1170), si erge con versanti molto scoscesi dalla Valle del Calore, o Valle Telesina, a nord, che lo separa dal Matese, e dalla Valle Caudina a Sud, che lo separa dal Partenio, mentre a levante e a ponente digrada più dolcemente verso due corsi d’acqua minori, lo Jenga e l’Isclero. Visto dal lato est il profilo del massiccio ricorda quello di una donna sdraiata: è questo il motivo per cui è chiamato anche la Dormiente del Sannio.
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