Benevento – Si è tenuto questa mattina nell’aula magna dell’Istituto Superiore Palmieri di Benevento il convegno “Lo sport fa bene al cuore”, organizzato per porre l’attività sportiva e la preparazione fisica al centro della vita quotidiana. Dopo il discorso introduttivo della dirigente scolastica Assunta Fiengo la parola è passata ai vari relatori esperti dei propri settori di competenza, i cui interventi sono stati moderati dal giornalista Alfredo Salzano. Il dottor Paolo Silvestri, dirigente medico del reparto di Cardiologia Interventistica dell’Ospedale Rummo ha trattato l’argomento riguardante la prevenzione delle malattie croniche: “Almeno il 60% della popolazione è al di sotto della soglia minima di attività fisica quotidiana. Gli stili di vita sedentari sono la causa del 50% delle malattie croniche negli uomini e del 25% nelle donne”, ha dichiarato Silvestri che ha poi posto l’accento sulla problematica relativa al fumo esortando gli studenti a riflettere sulla tematica: “Non è mai troppo tardi per smettere, i benefici riuscirete a sentirli già dopo poche settimane dall’ultima sigaretta. Tante malattie sarebbero scongiurate con uno stile di vita attento, eliminando il fumo e l’eccessivo consumo di sostanze alcoliche”. Dal monito si è passati all’analisi dei dati su slide per una dimostrazione pratica dello stato delle cose.
L’intervento di Don Pompilio Cristino, parroco della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli e da ormai svariati anni punto di riferimento per il Rione Ferrovia, ha interessato inevitabilmente la sfera valoriale: “Fare sport è un obbligo morale – ha detto rivolgendosi ai ragazzi -; Quando vi sentite scarichi o mentalmente spenti, provate ad uscire, a praticare una disciplina o effettuare una corsa di almeno mezz’ora, vedrete che i pensieri spariranno più velocemente. Nel caso degli sport di squadra, contribuirete a rafforzare il vostro grado di socialità, a stringere rapporti e a sentirvi importanti per un gruppo. Non abbiate paura di stancarvi e sudare”.
Della problematica doping ha parlato invece Renato Acanfora, ex calciatore professionista e ora medico sociale della Givova Scafati, squadra di basket impegnata nel campionato di A2: “Negli anni ’70 l’atleta era abbandonato praticamente a sé stesso, i controlli venivano effettuati raramente e questo non consentiva di essere vigili sulla salute dei calciatori. Dalla morte di Renato Curi in poi le cose sono cambiate, si è capito che bisognava essere più attenti a certe dinamiche. Non a caso l’Italia negli anni a venire è diventata un paese all’avanguardia e oggi è l’unica in cui si esige obbligatoriamente un certificato di idoneità sportiva prima di iscriversi ad un’associazione”, ha dichiarato il medico che ha poi dirottato il discorso sul doping citando il caso Lucioni e svelando quali sono a sorpresa le discipline in cui si fa maggiormente uso di sostanze proibite.