Benevento – Sulla sua scrivania non c’è un angolo libero. I documenti occupano ogni spazio come una difesa ben organizzata, di quelle che non lasciano spiragli ai terzini avversari. Stavolta però non è di pallamano che si parla, sul piatto c’è una situazione che gli toglie il sonno più di una trasferta contro la prima in classifica. Carlo La Peccerella ha le mani occupate. In una stringe forte lo scudo, con l’altra agita una spada affilata. Si difende dalle accuse e contrattacca, portando alla luce la seconda querela sporta ai danni di Alessandro Pepe, presidente dell’Us Acli con cui ha spesso polemizzato a distanza negli ultimi mesi sulla questione PalaFerrara.
Il palazzetto del Rione Ferrovia è sigillato dallo scorso primo febbraio. Da ventotto lunghi giorni la Pallamano Benevento si allena in maniera itinerante nelle strutture cittadine come un pellegrino a cui è stato chiuso il tempio. “Vorrei difendermi dalle accuse che mi sono state mosse e fare diverse precisazioni”, esordisce il presidente La Peccerella prima di entrare nel dettaglio. La telecamera a quel punto si accende su un volto, il suo, che cambia espressione man mano che il discorso va avanti. Le spiegazioni chieste al Comune, le bugie circolate sull’ammontare dei debiti contratti dalla sua associazione, il mistero sulle utenze. “E’ giunto il momento in cui sia io a parlare una volta per tutte”, dice. E non si risparmia.
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