Il conflitto di sempre: padri-figli al tempo delle tecnologie nell’analisi di Polito

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Benevento – È la solitudine degli educatori in un’epoca storica in cui non esiste più il patto tra agenzie educative, quella descritta dal vice direttore del Corriere della Sera, Antonio Polito, nella sua ultima fatica letteraria presentata in serata presso il Circolo Unione Sannita di Benevento in piazza Roma.  “Riprendiamoci i nostri figli”, questo il titolo del libro, è stato discusso con l’autore, dal presidente del Circolo, Pasquale Viespoli, e mons. Mario Iadanza, vicario episcopale per la Cultura.

Polito ha sottolineato: “Rilanciamo il tema dell’educazione come la prima e vera emergenza nazionale, da cui dipendono tutte le altre; perché è dalla famiglia che affondano le radici della nostra crisi“. Netta contrarietà allo strapotere delle tecnologie che fanno dei nostri bambini un oggetto di mercificazione, ed alla perdita di potere, all’interno del dibattito educativo, della Chiesa: questi i cardini del ragionamento di Polito, che ha anche discusso sulla questione della  vendita dei dati dei minori ai grandi colossi informatici.  La soluzione, per lui, è una soltanto: la riscoperta dell’associazionismo e del dialogo tra agenzie educative, nonché di un dibattito politico sano in cui venga riscoperta la speranza per il futuro, quel futuro tanto incerto da far sì che le coppie decidano di procrastinare la nascita di un bambino. 

Il sapore del libro però  non è quello del padre che, invecchiando si lamenta dei bei tempi che furono; in realtà la solitudine dei padri e la generazione senza eredità, che fornisce degli spunti molto interessanti per la cultura liberale. La missione per l’autore  è quella di condurre una vera e propria indagine, a partire da storie vere. 

Ad introdurre la Conferenza il padrone di casa Viespoli : “E’ un volume che costringe alla riflessione e fa pensare ad una crisi culturale sopratutto di generazioni “. Mons. Mario Iadanza ha invece rimarcato come il saggio sia coinvolgente e di qualità: “E’ scritto con il cuore  e pone interrogativi per l’intera umanità“. Inoltre Mons. Iadanza ha svolto un paragone: “L’autore  si pone come chirurgo ed usa il bisturi che sarebbe la famiglia“. Un altro termine di paragone: “Polito cerca di guadagnare la ritta di una nave che naviga a vista  per cercare un porto sicuro“.  Per Mario Iadanza  occorre alzare l’asticella: “Recuperare fiducia e speranza“. Ha poi sottolineato come anche nella Chiesa italiana sia cambiato il processo: “Ci sono pochi educatori rispetto al passato. Prima in Chiesa erano essenziali e  apprezzati  gli oratori e l’educazione cattolica, ma negli anni è tutto venuto meno“. Infine per mons. Iadanza la vera scommessa  per il futuro  è la condivisione  della carità.

La parola infine è toccata all’autore che ha rimarcato: “E’ un inno all’educazione. Non molliamo la presa, non lasciamoci andare riprendiamo il ruolo di educatori“. Ha inoltre sottolineato: “La mia non è stata nessuna  evasione  o gita fuori porta alla mia attività“. Poi ha proseguito: “I genitori  molto spesso trovano nemici degli avversari invece degli alleati“. Quando Polito parla di emergenza educativa lo fa in termini molto interessanti e mai banali. “La scuola ha capito l’andazzo e si è adeguata. Presidi, insegnanti e commissioni d’esame hanno finito di scambiare la scuola dell’obbligo con l’obbligo della promozione, almeno fino alla licenza liceale e, della voragine educativa“. Ha aggiunto infine: “Si vive quasi in due mondi paralleli e incomunicabili. Loro vivono in un mondo quello della famiglia e poi quello dei loro coetanei e della rete. Ma sembra che  gli adulti abbiano smesso quel ruolo  di educatori. Il tema dell’educazione  e della formazione è stato totalmente abbandonato“. Per Polito quindi occorre rilanciare una battaglia culturale: “Educhiamo l’essenziale“.

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