Benevento – Dal dettare i tempi del gioco a seguire quelli dei cori. Gabriele Pacciardi ha spostato di qualche metro le coordinate del suo amore per il calcio, rimpiangendo solo in parte la vecchia vita da calciatore. E’ un grande tifoso del Pisa, di cui non perde una partita. Quelle in casa le segue dalla Curva Nord, cuore pulsante di una Arena Garibaldi-Anconetani che domenica ospiterà il Benevento, sua ex squadra definita ai microfoni di Anteprima24 “il più grande rammarico di un’intera carriera”.
Tifo, solidarietà, vita privata e affetti si sono mescolati in una telefonata che sembrava non voler finire più, sospinta da un vento d’umanità e d’altruismo fuori dagli schemi di un mondo che pare andare nella direzione opposta.
Gabriele, facciamo un po’ di ordine. Com’è il calcio visto dalla Curva?
“E’ un’emozione unica. Seguo il Pisa con entusiasmo, sono tifoso da quando ero piccolo e mi sento legato indissolubilmente a questi colori. Ma del resto credo che non ci siano pisani non tifosi del Pisa, il club qui è un vero culto. Lo vedi dal senso di appartenenza che si percepisce in città durante ogni giorno della settimana”.
E domenica sera arriva il Benevento, che partita ti aspetti?
“In tutta onestà spero di tornare a casa con qualcosa in tasca, un pareggio mi andrebbe bene. Il Benevento è una squadra fortissima, costruita per vincere, noi possiamo giocare un campionato di vertice ma a mio avviso abbiamo bisogno ancora di un po’ di tempo per ambire alla serie A. Non siamo pronti, quel passo è giusto farlo senza farsi trovare impreparati sia a livello di organizzazione che di strutture”.
Eppure siete partiti alla grande, di chi sono i meriti?
“La società in questi anni ha lavorato benissimo. La proprietà è solida, la dirigenza molto competente e il mercato ha portato in dote giocatori importanti. Si parla molto di Lucca, ma citerei anche Nagy e soprattutto Leverbe che ha portato tanta qualità alla difesa”.
Basterà per fermare Lapadula?
“Il Benevento ha molta qualità in attacco. Conosco benissimo Gianluca, è stato a San Marino l’anno prima che ci andassi a giocare io. Posso dire che abbiamo una difesa davvero tignosa, fastidiosa, difficile da superare. Secondo me sarà davvero una bella partita, o almeno è ciò che spero”.
Quasi superfluo sottolineare quanto sarà particolare per te vedere il Benevento affrontare la tua squadra del cuore. Sensazioni?
“Proprio così, particolare. C’ero ovviamente anche due anni fa, quando Montipò parò il rigore a Marconi all’ultimo minuto. Benevento è la piazza a cui mi legano più rimpianti, mi fa ancora rabbia pensare a quel maledetto infortunio al ginocchio”.
Riavvolgiamo il nastro. Stagione 2009/10, il club sannita ti ingaggia per tentare l’assalto alla B dopo una stagione stellare con la maglia del Crotone, chiusa con la promozione ai play off proprio battendo il Benevento. Aspettative altissime, ma il ginocchio fa ‘crac’:
“Esatto, aspettative altissime che ero sicuro di non deludere. Purtroppo ci sono eventi avversi che la vita ti pone davanti, degli ostacoli veri e propri. E in quel caso fui davvero sfortunato, non riuscii a dare ciò che avrei voluto e umanamente sono ancora molto dispiaciuto per questo.
Senti ancora qualcuno dei tuoi ex compagni o componenti dello staff?
“Guarda, proprio poche ore fa ho parlato con Ernesto Galliano (storico fisioterapista del Benevento n.d.r.), che mi seguì nel recupero, in quei mesi drammatici. Il modo in cui mi stette accanto fu da fratello, più che da vero professionista qual è. Il fatto che sono tifoso da sempre mi aiuta a sentire la maglia, a capire cosa vuol dire sognarla, onorarla, rappresentare un’intera realtà. Benevento è speciale, non smetterò mai di essere rammaricato per come sia andata, vorrei mandare un forte abbraccio a tutti loro che mi accolsero benissimo”.
Vuoi sbilanciarti su un pronostico?
“Più che un pronostico, ribadisco la speranza di fare punti. Entrambe le squadre non stanno affrontando un grande momento dopo un buon avvio. Non sono queste le partite da vincere per il Pisa, ma paradossalmente sono quelle in cui gioca meglio. E’ mancato qualcosa contro gli avversari più alla portata come Cittadella e Pordenone, è lì che dobbiamo migliorare”.
Cosa ti ha detto finora questo campionato?
“Che la qualità è migliorata molto rispetto agli altri anni. Ogni squadra prova a giocare, le vedo ben strutturate dalla prima all’ultima in classifica. Posso parlare soprattutto di quelle che hanno affrontato il Pisa, come ad esempio il Pordenone. La classifica non rende assolutamente giustizia alla partita ordinata che giocò all’Arena Garibaldi. Ovviamente è lo spettacolo a giovarne e questo a un appassionato può solo far piacere”.
Il calcio è una sfida importante sia da calciatore che da tifoso, ma ci sono missioni che vanno oltre. Da un po’ di tempo c’è un Gabriele Pacciardi impegnato nel sociale, ci racconti la tua esperienza?
“Credo di potermi definire una persona fortunata per ciò che la vita mi ha dato, quindi è giusto che metta a disposizione il mio tempo e le mie energie per chi non ha avuto la mia stessa fortuna. Insieme a cinque amici, anche loro tifosi del Pisa, ho fondato l’Associazione ‘Insieme per Sognare’. L’obiettivo è aiutare i bimbi con disabilità attraverso iniziative e raccolte fondi mirate al loro sostegno. Lo scorso anno, ad esempio, siamo riusciti a donare un mezzo per le terapie alla famiglia di una bambina che ne aveva bisogno. E’ stato qualcosa di indescrivibile, non vogliamo certo fermarci”.
Hai 38 anni, scarpini appesi definitivamente al chiodo?
“Sì, con il calcio ho chiuso. Nel 2015 dopo l’ennesimo brutto infortunio decisi di dire basta, non potevo fare più nulla. Ora nel tempo libero mi diverto in bicicletta. Dal 2018 lavoro in un’azienda di smaltimento rifiuti, ho quattro bambini e una moglie stupenda. Stiamo insieme da circa vent’anni. Nel 2022 saranno vent’anni…”. Un gran bel posto, il cuore di Gabriele Pacciardi.
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