Benevento – La conferenza stampa di presentazione di Fabio Caserta è stata l’occasione, per Oreste Vigorito, per illustrare i punti cardine del nuovo progetto giallorosso. Il presidente del Benevento ha ribadito che non è il momento di spese folli sottolineando l’intenzione di essere ancora più presente all’interno delle dinamiche del club. “Ho anche pensato di prendere un direttore generale, ma poi ho deciso che quel ruolo avrei potuto ricoprirlo anche io e che per tutto il resto abbiamo già Foggia”, ha dichiarato.
Nuovo inizio – “Questo è l’anno in cui inventiamo una nuova parola. Lo scorso biennio ad accompagnarci è stata la parola ‘insieme’, nel vivere gioie e dolori. Oggi non rinneghiamo quella parola, resta lì, ma la affianchiamo con il rispetto delle regole. Non che prima non ci fossero regole, ma con l’esperienza si impara e quando si impara è giusto mettere in atto quanto si è appreso. Abbiamo la sufficiente consapevolezza di aver scelto la persona giusta in Fabio Caserta. Mi riferisco soprattutto, come presidente, alle qualità umane. Quelle tecniche le giudicherete voi e il direttore sportivo Foggia che non ha mai pensato di andare via e su mia richiesta è rimasto a Benevento. Aveva messo come tutti gli altri a disposizione la sua carriera e il suo contratto in modo da decidere cosa fare se non fossi stato contento del suo lavoro. Lui fa parte del Benevento Calcio come direttore sportivo, ce lo teniamo stretto. Non abbiamo direttore generale perché quella figura la incarno io”.
Ruoli – “Ci sono le competenze dell’allenatore, dell’ufficio stampa, del direttore sportivo, del medico e dei giocatori. Questo è il concetto su cui fonderemo il progetto che partirà quest’anno, un progetto basato sui ruoli. Quando si va a una festa i primi bicchieri di champagne ci fanno sentire tutti leoni. Poi però passa l’ubriacatura e si torna coi piedi per terra. Dobbiamo renderci conto in che momento storico viviamo, non è il momento dei Ronaldo e dei jet privati. E’ il momento di fare con amore un lavoro, qui c’è un presidente che chiede a voi di capirlo. Di tributare gli applausi quando sono meritati e le critiche quando sono altrettanto meritate”.
Organigramma – “L’ufficio stampa sarà portato avanti ancora dal dottore Sasso che avrà una comunicazione continua con me. Al suo fianco ci sarà la dottoressa Iris Travaglione. Il team manager resterà Alessandro Cilento, che merita un riconoscimento particolare dopo 15 anni al fianco del Benevento. Qualcuno ha provato anche a prenderselo ma il ragazzo è legato al territorio e svolge un ruolo quotidiano per nulla semplice. Chiedo ai giornalisti che hanno il compito di informare di essere attenti quando informano. A volte magari non siamo noi precisi quando non facciamo un comunicato che chiarisce le condizioni di un calciatore, abbiamo sbagliato più volte. Però chiedo a voi di avere equilibrio nelle critiche. Siamo in una categoria che questa città ha aspirato a raggiungere dopo circa 90 anni”.
Aspettative – “Evitate, se potete e volete, di dire che adesso torneremo subito in A. Non so dove andremo, ma di sicuro non faremo brutte figure sui campi da calcio. Sarà compito di ognuno di noi mettere un mattoncino per volta per costruire una casa: punteremo sul settore giovanile, non perché ci illudiamo di diventare l’Atalanta o la Juventus, ma perché la serie A è composta da oltre 10 squadre che appartengono a fondi internazionali e miliardari. Anche in B il Como è stato acquisito da uno degli imprenditori più ricchi del mondo. Il calcio è cambiato, ci confronteremo con queste potenze, non possiamo avere la presunzione di essere dei giganti. Davide batte Golia una sola volta, ma tutte le altre volte prende mazzate. Quindi chi si aspetta altro è libero di tornare a tifare il Milan, la Juventus e l’Inter. Quello che posso dirvi, però, è che se ci sarà solo una persona allo stadio che sceglie convintamente il Benevento, non sarà senza dubbio solo perché troverà me. Io lascio solo quando mi faranno andare via”.
Emozioni – “Ogni anno è diverso dall’altro ma tutti hanno in comune la parola “emozioni”. L’emozione di una vittoria è uguale, indipendentemente dal campionato che si vince. Dalla C2 in avanti ne ho provate tante, con la differenza che in C2 avevi a che fare con il profumo dei campi e con la passione della gente attorno. Poi vai allo stadio di Torino e ti metti a fare anche le foto. Ne ho scattate perché ogni volta che l’opera dell’uomo, in qualunque campo si cimenti, raggiunge risultati così alti, è bello ammirarla e tributare omaggio. Sono un presidente esperto ma non per la somma degli anni, l’esperienza è la somma dei rapporti che hai sul posto e delle emozioni che vivi sul posto”.
Costi e gestione – “Quest’anno sarà l’anno delle competenze, come ho detto. Il taglio economico è il riconoscimento degli errori fatti nel passato. La proprietà ha capito che non sempre quando hai un nome hai un rendimento sul campo, ma soprattutto quando il progetto che hai messo in piedi basandosi su un nome fallisce, l’unica che fallisce è la proprietà. Perché quel “nome” avrà modo comunque di andare avanti. Non è stato il massimo sentirsi dire che eravamo una squadra di B che stava facendo un miracolo in A, perché poi in B ci siamo andati per davvero ed evidentemente abbiamo restituito gli attori alla loro dimensione (una stilettata a Inzaghi? ndr.)”.
Mercato – “La scelta dei giocatori spetta a Foggia e Caserta. La proprietà dove entra in gioco allora? Sull’aspetto economico, è chiaro, ma anche su quello comportamentale. Sono abituato a guardare negli occhi le persone per valutarle. Mi dicono che sono fortunato, ma se uno vince un campionato può essere fortunato, se ne vince quattro o cinque forse è anche qualcosa di diverso”.
Voltare pagina – “Ho una voglia matta di ripartire e devo dire che quando ho incontrato Fabio Caserta per la prima volta, ho avuto subito la forza di voltare pagina. Agli addetti ai lavori preoccupa il come si riparte dopo una retrocessione, io dico che si riparte con il coraggio. Dobbiamo tornare alla nostra dimensione. La prima partita qui allo stadio vedeva sugli spalti 127 spettatori, siamo arrivati a 2 milioni di spettatori contro la Juventus e una media di 800mila spettatori in serie A”.
Il consiglio di Manniello – “Fabio Caserta era nella mia mente da quando era a Castellammare di Stabia, ma era difficile strapparlo al presidente Manniello. E’ curioso che sia stato lo stesso Manniello, un mese fa, a mandarmi un messaggio dicendomi di puntare proprio su Caserta. Questo sarà il mio sedicesimo anno, penso che sarà un anno bello come quelli che sono passati”.
Abbonamenti – “Solo se dovesse schiarirsi la situazione parleremo di campagna abbonamenti, mi sembrerebbe assurdo pensarci adesso con questo scenario incerto.
Giocatori – “Alcuni di quelli che non volevo sono già andati a casa, ma non perché non abbiamo voluto riscattarli. C’è un mondo che è cambiato, intorno a noi. E se c’è chi pensa che il mondo cambi sempre per gli altri, è fuori strada. Affrontare un altro anno con l’incertezza su spettatori e sponsor ma mantenendo gli standard economici dell’anno precedente non sarebbe sostenibile”.
Presenza – “Lo scorso anno è stato figlio dei record precedenti. Sono stato meno presente perché si viaggiava su un entusiasmo che aveva portato il Benevento sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. In maniera riflessiva ho sottratto un po’ di tempo al rapporto con l’allenatore perché secondo me il direttore sportivo lo sa tenere benissimo. Tuttavia, nel mio distacco, non mi sono mai perso una partita e ho speso sempre tre giorni alla settimana appresso al Benevento. Quindi diciamo che non ero assente, ero solo meno apparente. Rinuncio a comunioni, battesimi, matrimoni, cene con gli amici per stare allo stadio”.
Mercato di gennaio – “Quando è finita la campagna acquisti di gennaio noi eravamo al decimo posto in serie A. Mi pareva normale che si andasse avanti con quel tipo di organizzazione, le cose stavano andando bene. Ho riflettuto sull’idea di prendere un direttore generale soprattutto per sollevare Foggia delle responsabilità che gli abbiamo attribuito e che gli hanno portato addosso delle critiche. Poi ho pensato che avrei preso un altro elemento che avrebbe accusato difficoltà nell’uscire da una retrocessione e ci ho rinunciato. Oggi invece meno siamo e più riusciremo a resistere a turbolenze”.
Contratti –“A differenza della prima retrocessione dalla A alla B, è che all’epoca molti erano in prestito. Oggi invece abbiamo molti calciatori sotto contratto, dunque il mercato sarà diverso da questo punto di vista”.
Ostacoli – Se viene un calciatore straniero, come è successo, e cerca una scuola per i figli, non ne trova neanche una. La città non è collegata da infrastrutture adeguate, le grandi città sono lontane in termini di tempistica e logistica. In qualità di presidente di Confindustria sarò un giorno a settimana in più a Benevento e spero di contribuire a risolvere qualcuno di questi problemi”.
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