Il quotidiano La Stampa ha elaborato gli ultimi dati messi a disposizione dall’Istat in relazione alle percentuali occupazionali in Italia. Ciò che ne viene fuori è una fotografia inaspettata del Paese. Non c’è infatti una spaccatura netta tra Nord e Sud come sancito invece dalla recente tornata elettorale; ma c’è piuttosto un Nord che ha ripreso a correre, e che però presenta ancora tante zone di sofferenza, e un Sud sempre molto in ritardo, dove per fortuna si registrano però i segnali più forti di vitalità. Le province più vitali, secondo i dati Istat sono soprattutto al Sud. Tra queste, in Regione Campania, c’è Caserta, che ha registrato una crescita degli occupati pari al 7,87 %. Al capo opposto della classifica i dati peggiori arrivano comunque dal Meridione con Foggia che ha perso in un anno l’8,5% dei posti, cioè meno 11 mila occupati.
Molto male anche Caltanissetta (-4,08), Lucca (-4%), Isernia (-3,57) e Benevento (-3,2). A crescere di più sono le città più grandi (Roma+36 mila e Milano +29 mila occupati), seguite da Brescia e Venezia (+19 mila) e da un terzetto meridionale composto da Caserta, Bari e Napoli. Encefalogramma piatto con un saldo occupazionale compreso tra -0,5 e +0,5 per cento realtà provinciali sparse po’ in tutte le aree del Paese: 6 sono al Nord (Asti, Pavia, Bologna, Reggio Emilia, Ravenna, Rimini), 8 al Centro (Massa Carrara, Siena, Arezzo, Rieti, Viterbo, Ascoli Piceno, Chieti, Campobasso) e 4 al Sud (Salerno, Brindisi, Messina ed Enna).
La Campania dunque presenta dati altalenanti. Risulta essere al quarto posto assoluto in termini di aumento degli occupati (+37 mila) con alcune province in grande difficoltà, come Benevento dove secondo l’inchiesta statistica è esplosa la cassa integrazione (+55,8%). Altro dato preoccupante riguarda il recupero post-crisi del 2008. La provincia sannita risulta essere tra le peggiori 10 italiane avendo perso, in 10 anni, ben 15.000 occupati.