Benevento – Avrebbero truffato lo Stato al fine di conseguire erogazioni di denaro pubblico, commesso frodi in pubbliche forniture, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio, il tutto nell’ambito della gestione del business dei migranti.
L’incandescente materia dei flussi migratori dal Nord Africa nel cuore dell’Europa e la gestione della massa di disperati che si riversa sulle nostre coste e viene quindi ospitata in centri appositamente costituiti sparsi per tutte le Province italiane è deflagrata anche in città questa mattina con l’esecuzione di cinque provvedimenti di custodia cautelare adottati dal Gip Gelsomina Palmieri nell’ambito di un’indagine condotta dal Procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto Patrizia Filomena Rosa.
L’operazione congiunta di Polizia di Stato e Carabinieri è stata eseguita nei confronti di Paolo Di Donato, amministratore del consorzio Maleventum; Giuseppe Pavone, dipendente del ministero della Giustizia e Felice Panzone, dipendente della Prefettura: tutti e tre, dopo un interrogatorio in Questura, sono stati messi agli arresti domiciliari. Altre due persone, Salvatore Ruta, carabiniere, e Angelo Collarile, sono ancora trattenuti nella Caserma del Comando provinciale dei Carabinieri di via Meomartini.
La gestione di alcuni centri di accoglienza del Sannio aveva suscitato nei mesi scorsi non poche polemiche tanto che il 2 settembre del 2016 era stata convocata anche una Assemblea dei Sindaci sanniti presso la Rocca dei Rettori, sede della Provincia, in considerazione delle proteste che si levavano all’epoca dagli stessi primi cittadini contro quella gestione. Veniva contestato il fatto che, senza preavviso, la Prefettura aveva inviato sul territorio gruppi di migranti in case, abitazioni, fattorie e quant’altro che venivano messe a disposizione da privati per accogliere gli extracomunitari. Carenze di servizi igienici ed altre autorizzazioni erano alla base della protesta.
Il fenomeno, insomma, era ritenuto fuori controllo. L’inchiesta sarebbe però partita ancor prima che fosse in qualche modo ufficializzata la situazione dai Sindaci. Le ipotesi di reato contestato sarebbero infatti il frutto di un’indagine avviata nel 2015 dalla Digos e dai carabinieri del Nas di Salerno e del Nucleo investigativo di Benevento. Le presunte irregolarità emerse riguarderebbero i permessi per le strutture di accoglienza per i migranti, i certificati del Casellario giudiziario per i titolari delle strutture, le gare d’appalto per le forniture e altro. Del resto, già nei mesi scorsi alcune strutture erano state a più riprese sequestrate nella città capoluogo ed in altri comuni sanniti, anche a seguito delle proteste e addirittura delle rivolte scoppiate all’interno degli stessi centri da parte dei migranti. La Procura aveva proposto inizialmente la custodia in carcere sul presupposto della sussistenza del pericolo di reiterazione del reato, ma il Gip è stato di diverso avviso e ha ritenuto adeguato il regime dei domiciliari per i cinque. L’indagine, comunque, è ancora in corso e ha portato finora a 36 indagati.
Questa mattina nella sede della Questura sono stati esposti nel dettaglio i contenuti dell’Indagine da parte degli esponenti della Procura, dei Carabinieri, della Digos e del Questore Giuseppe Bellassai. Nell’introdurre l’incontro il procuratore-capo Aldo Policastro ha introdotto l’incontro ponendo l’accento sulla cooperazione tra le forze dell’ordine: “Questa indagine è stata complessa ed articolata. Ci sono state una sinergia e una collaborazione encomiabili con la Guardia di Finanza. Quello che emerge è un sistema complesso, in cui figurano un numero rilevante di migranti che vivevano in condizioni pessime. Questi ultimi sono parte lesa, subivano situazioni inaccettabili. Ciò che risulta grave è la permeabilità della Pubblica Amministrazione”