Benevento – “Siamo scesi in piazza oggi per difendere gli spazi sociali della città, in particolare lo Janara Squat e CSA Depistaggio che da anni costituiscono sul territorio un presidio di solidarietà permanente con le loro molteplici attività che rappresentano spazi di libertà e di critica”.
Concetti chiari e diretti quelli espressi quest’oggi dai vari partecipanti al corteo, partito nel primo pomeriggio da Piazza Colonna, per opporsi agli sgomberi, alla repressione del dissenso, al razzismo, alla discriminazione e allo sfruttamento. Il tutto in una logica che va a ribadire il diritto all’autodeterminazione e alla libertà di movimento.
“L’ultima riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica – hanno sottolineato i manifestanti – ha ribadito la necessità di mettere fine, in ossequio alla circolare ministeriale per lo sgombero degli immobili pubblici occupati voluta da Salvini, a due realtà che negli anni sono diventati patrimonio sociale della città. Ci dicono che questi spazi devono essere liberati per essere restituiti alla città, di fatto, però, sono stati già restituiti ai beneventani in questi anni. Il Depistaggio è una struttura che è stata la fucina di tutti i percorsi e progetti di controinformazione, controcultura e solidarietà e lo Janara Squat, con le sue molteplici attività, dal forno popolare autogestito alla sala prove gratuita, dall’archivio di libri all’orto sinergico, tiene viva una comunità, come quello del centro storico, sempre più marginalizzata. Questi spazi devono esistere.”
Il corteo da Piazza Colonna ha proseguito il suo percorso fino alla Prefettura ripetendo slogan contro la deriva autoritaria del governo Salvini – Di Maio che con arroganza istituzionale ordina sgomberi per riconsegnare al degrado e all’abbandono quegli immobili a cui era stata data nuova vita attraverso la pratica dell’occupazione.
Il Comune di Benevento, secondo le parole del suo sindaco, vuole “restituire il pattinodromo ai beneventani”. Parole sentite spesso negli anni ma mai concretizzate in reali progetti di ristrutturazione e riqualificazione. E’ allora lecito chiedersi a quale funzione pubblica o privata, dovrebbero essere destinati questi spazi. Ci sono fondi, finanziamenti, idee per renderli fruibili o saranno lasciati vuoti? Magari diventeranno nuovi “mamozzi” o forse parcheggi per raggiungere i non luoghi della città, cioè quegli spazi dell’anonimato che ogni giorno crescono più numerosi, frequentati da individui simili ma soli; centri commerciali e megasupermercati aperti h24 in cui le individualità si incrociano senza entrare mai in relazione, spinti dal desiderio frenetico di consumare, di accelerare le operazioni quotidiane senza guardare all’Altro. Oppure davvero un pattinodromo per accontentare la marea di pattinatori sanniti!
Eliminare i pochi luoghi antropologicamente definiti da questa città, sarebbe un peccato, un errore. Recuperare e ampliare, diffondere e condividere nuovi spazi sarebbe invece saggio e auspicabile.
Resta comunque difficile ipotizzare uno sgombero a breve delle due strutture, come a dire: “Facciamoci Natale tranquilli. Poi si vedrà”. In attesa della mosse di Comune, Prefettura e Questura, il corteo odierno chiude la prima parte della mobilitazione che, sperano gli attivisti, possa espandersi anche a tutte quelle realtà associative beneventane prive di uno spazio dove poter svolgere le attività e che necessitano di luoghi da vivere e far rivivere.
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