Benevento – Celebrata questa mattina una nuova udienza del processo “Mani sulla Città” che, ricordiamo, nasce dall’inchiesta del sostituto procuratore Antonio Clemente e della digos su appalti e forniture di beni e servizi di Palazzo Mosti che ha coinvolto diversi funzionari, dirigenti ed ex amministratori dell’Ente e che causò nel 2013 un vero e proprio terremoto politico in città.
Ben 48 gli imputati, di cui 33 già interessati dalla prescrizione per alcuni capi d’imputazione a cui si aggiungono alcune società che avevano eseguito i lavori oggetto anch’esse di contestazione e che vede posizioni differenziate dei vari imputati rispetto ai reati di corruzione, concussione finalizzata ad avere consensi elettorali, e truffa.
L’udienza odierna ha visto l’escussione in aula di diversi testimoni della difesa, in particolare per gli imputati Fausto Pepe, ex sindaco di Benevento, di Giovanni Cusano e Renato Lisi. Altri testimoni verranno ascoltati il prossimo 20 dicembre.
Il primo teste chiamato a rispondere alle domande di difensori, pm e legale di parte civile è l’architetto Michele Marinaccio. Il libero professionista si è occupato della consulenza tecnica sulla “famosa” casa di San Gennaro. Marinaccio ha spiegato i motivi per cui, secondo la sua perizia documentata da foto, sopralluoghi esterni e interviste a passanti, quel fabbricato appartenesse davvero a San Gennaro: “Ho constatato che quella è stata la casa di San Gennaro perché almeno 40 persone del posto mi hanno detto che tradizionalmente si diceva così. Poi tecnicamente ho studiato il progetto e visionato le carte dell’ufficio tecnico comunale. Inoltre ogni anno si fa una funzione religiosa proprio sotto quell’arco e gli elementi ornamentali sono risalenti all’epoca romana. Però non ci sono mai entrato”.
Proseguendo è toccato alla lista di testimoni dell’avvocato Sergio Rando, difensore dell’ex sindaco di Benevento Fausto Pepe. In aula, come accaduto la scorsa settimana, due soci e dipendenti della Cooperativa San Valentino e un candidato con la lista di Pepe alle elezioni amministrative del 2011.
Iarrusso e Micco durante l’escussione hanno dichiarato di: “Aver visto Fausto Pepe solo una volta nella sede della Cooperativa, durante una riunione interna. Era il 2011, sotto elezioni e prese parola per qualche minuto. Disse quello che aveva fatto per la città, come la raccolta differenziata e ciò che voleva fare per promuovere il turismo. Mai fatte promesse elettorali, parlato di voti in cambio di appalti o pressioni politiche di qualsiasi genere”.
Successivamente è toccato a l’ingegnere Salvatore Zotti comparire dinanzi al Collegio in qualità di teste. All’epoca dei fatti Zotti era dirigente ai lavori pubblici e ricevette una diffida dalla cooperativa: “Arrivò una diffida dalla cooperativa indirizzata a me e Fausto sul mancato pagamento di 5 fatture relative alla custodia e alla manutenzione del Parco Cellarulo. Chiesi e mi informai sui fatti perché non ero a conoscenza della questione e mi dissero che non c’era nessun contratto per queste prestazioni. Prima di prendere la decisione di non pagare mi rivolsi al Sindaco Pepe che mi confermò di non sapere nulla di questa storia e che la mia decisione era giusta. I richiedenti della cooperativa mi dissero che avevano avuto un’autorizzazione verbale ma non so da chi”.
Infine la vicenda PUC. In aula diversi architetti e ingegneri, tra cui l’architetto Vincenzo Carbone consulente nominato da Pepe per la redazione del Puc e chiamato a testimoniare dall’avvocato Italo Palumbo, legale dell’ex presidente della commissione Urbanistica, Renato Lisi: “Non sono mai stato convocato in Commissione urbanistica quando era presidente Lisi. Non conosco Antonio Cavaliere mentre con Rosiello ho collaborato negli anni 90’ per un progetto”. Circostanze, quelle delle collaborazioni antecedenti ai fatti contestati, confermate anche da altri due liberi professionisti chiamati a testimoniare, Giuseppe Ricciardi e Antonio Giuseppe Zerrillo.
Prossima udienza, giovedì 20 dicembre.