Benevento – Dopo l’udienza di giovedì 28 marzo (LEGGI QUI) , è toccato nuovamente alle difese formulare, dinanzi al collegio diretto dal giudice Fallarino, le richieste di assoluzione per gli ultimi imputati del processo Mani sulla Città che, ricordiamo, vede coinvolti a vario titolo imprenditori, funzionari, dirigenti ed ex amministratori comunali che nel 2013 vennero travolti dall’inchiesta condotta dalla Digos e dal sostituto procuratore Antonio Clemente su appalti e forniture di beni e servizi di Palazzo Mosti. Il 28 febbraio le richieste di condanna, assoluzione e non luogo a procedere per avvenuta prescrizione, da parte del PM Assunta Tillo (LEGGI QUI).
Oggi nuova udienza dedicata, dunque, alle discussione dei difensori, tra cui l’avvocato De Pietro per la posizione di Luigi Boccalone. Chiesta l’assoluzione perché il fatto non sussiste, motivata su tutte le ipotesi di reato contestate all’ex amministratore comunale, dai presunti lavori effettuati nella sua abitazione, ottenuti secondo l’accusa attraverso metodi concussori e corruttori, fino alle presunte modifiche al PUC: “Questi fantomatici assegni sarebbero stati ricevuti da Boccalone prima che andasse a ricoprire cariche pubbliche. Le prove documentali raccolte testimoniano la totale innocenza del mio assistito, avallate dalle pronunce della Cassazione che già nel 2013 ritenne che non esistevano sufficienti indizi di colpevolezza nei suoi confronti. Mai costretto o indotto a fare lavori, altro che concussore, Boccalone era creditore. Un processo – ha concluso l’avvocato De Pietro – in cui ci sono errori procedurali e addirittura sintattici nei capi d’imputazione”
Chiesta l’assoluzione perché il fatto non sussiste anche per il comandante dei vigili urbani di Benevento Giovanni Fantasia per l’accusa di falso. Stessa richiesta avanza dall’avvocato De Longis Senior per Achille Timossi, dall’avvocato Scarinzi per i suoi cinque assistiti: Antonio Cusano, Giovanni Cusano, Annamaria Sparandeo, Vincenzo Reppucci e Raffaella Reppucci per il reato di truffa sulla vicenda della casa di San Gennaro.
E ancora, richieste d’assoluzione anche per Salvatore Maggio, Annamaria Villanacci, Ludovico Papa e Giuseppe Pellegrino già interessati dall’intervenuta prescrizione o da richieste di assoluzione formulate dallo stesso PM Tillo.
Diversa invece la posizione di Cosimo Nardone, vice presidente della cooperativa San Valentino. Per lui il PM ha richiesto una condanna a 5 anni. Il legale di Nardone, l’avvocato Carmen Esposito, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste: “Tutti i testi chiamati in aula hanno confermato che Nardone non aveva un ruolo di dirigente nella cooperativa San Valentino, ma solo di organizzazione dei turni di lavoro. Quale corruzione elettorale se nemmeno lui era un elettore di Benevento. Dalle conversazioni non si evincono accordi con Damiano e nessuna promessa di lavoro agli elettori. Una minaccia millantata che tra l’altro non è arrivata a nessuno.”
Infine è toccato all’avvocato Angelo Leone discutere e richiedere l’assoluzione per i suoi tre assistiti, Silvano Capossela, Giovanna Bianchini e Aldo Damiano.
“L’impegno maggiore per me in questo processo – ha esordito Leone– è stato quello di comprendere le vicende contestate in maniera chiara e corretta per tutti gli imputati anche per ciò che riguarda i capi d’imputazione. Dopo quattro anni mi ritrovo ad avere le stesse difficoltà. Non sono chiari i tempi e per quali lavori sarebbero state pagate queste tangenti. Un processo costruito sulle dichiarazioni di una sola persona, in un contesto di indagini in cui Aldo Damiano viene considerato il deus ex machina come se avesse fatto tutto lui anche quando non era nessuno al Comune. Lui avrebbe tirato le fila di tutto e quindi al Comune di Benevento era tutti proni al Damiano. Assurdo. Anche per quanto riguarda le dichiarazioni di Mottola e Picone queste non vengono confermate; come poteva Damiano, senza essere assessore, chiedere tangenti a Siciliano per una gara già espletata?”
Discussione sospesa dopo 6 ore. Si proseguirà il 4 aprile per poi giungere alla sentenza prevista per il 17 aprile.