Benevento – Un compleanno in cui non c’è molto da festeggiare per una delle leggi dello Stato che ha sancito un diritto fondamentale per tutte le donne: poter scegliere di interrompere volontariamente una gravidanza in una struttura pubblica e con tutte le garanzie sanitarie del caso. Esattamente quaranta anni fa, il 22 maggio 1978, in Italia veniva approvata la legge 194 per salvaguardare e tutelare migliaia di donne dall’aborto clandestino e dalla discriminazione sociale ed economica. Tre anni dopo la legge fu sottoposta a referendum abrogativo ma venne confermata con il 68% dei voti contrari alla cancellazione della norma. Oggi, però, le donne incontrano ancora molti ostacoli e il loro diritto a scegliere è tutt’altro che garantito.
La 194 consente alla donna, di ricorrere alla Interruzione Volontaria di Gravidanza in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione mentre tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica.
Se l’IVG entro i primi 3 mesi può essere effettuata in day hospital, quella terapeutica ha bisogno del ricovero ospedaliero e della presenza di medici non obiettori strutturati.
I dati della Relazione del Ministro della Salute, pubblicati il 31 dicembre del 2017 e relativi all’anno 2016, parlano chiaro. Nel 2016 le interruzioni di gravidanza sono state 84.926, (terzo anno consecutivo numero inferiore a 100.000) un dato in costante calo dal picco del 1982, in cui si registrarono ben 234.801 interruzioni di gravidanza. Il calo va sicuramente ricercato nell’uso maggiore e più consapevole degli anticoncezionali ma anche dall’aumento esponenziale dei medici obiettori di coscienza, ben 3.609. Dal 2005 al 2016 la categoria professionale che non pratica interruzioni volontarie di gravidanza è cresciuta di 12 punti percentuali: dal 58.7 % del 2005 al 70.9% del 2016; un graduale e costante aumento.
In Campania, nel 2016, sono state 7.560 le interruzioni volontarie di gravidanza. La nostra risulta essere l’unica Regione, insieme alla provincia autonoma di Bolzano, ad avere una copertura al di sotto del 30% di strutture con reparto di ostetricia e/o ginecologia in cui si pratica IVG . Su 87 strutture sanitarie, infatti, solo 21 praticano l’IVG ma soprattutto l’81.8% dei ginecologi è un obiettore di coscienza. Un dato sconcertante ma non troppo per noi beneventani visto che lo scorso anno, dopo varie segnalazioni, si è dovuti procedere all’avvio di un protocollo d’intesa per l’istituzione di un tavolo permanente di integrazione ospedale-territorio tra l’O.A. Rummo e l’Asl a causa dell’assenza totale di medici non obiettori.
Il protocollo, che ha previsto la richiesta di unità mediche provenienti dal territorio proprio per il mantenimento del servizio di IVG ospedaliero ha individuato due professionisti dell’Asl (di cui solo uno attivo) che collaborano con l’Ospedale Rummo, per 12 ore settimanali. Fu anche grazie all’impegno della LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo), costituita dal presidente Luigi Diego Perifano, dalle socie Graziella Gaudiello, Rita Maio ed Enza Nunziato che si riuscì a raggiungere questo obiettivo minimo: “Diverse associazioni di donne del territorio ci segnalarono questa grave mancanza. Grazie a quell’accordo ad oggi la situazione è migliorata e sembra essere sufficiente visto che non sono pervenute successive sollecitazioni sull’argomento“. Così Luigi Diego Perifano.
Sul tema del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza in città abbiamo chiesto a Valentina Leone, attivista della rete “Non Una di Meno Benevento” la situazione attuale al Rummo: “Rispetto allo scorso anno almeno ora il servizio di IVG all’Ospedale Rummo viene garantito dopo la convenzione con l’ASL. Chiaramente non siamo soddisfatte perché i giorni disponibili sono diventati solo due, il martedì mattina per colloquio/certificato e il venerdì mattina per l’interruzione volontaria di gravidanza”.
Sulle ingerenze e la pressione psicologica che la rete Pro Life conduce all’interno dell’ospedale, Valentina Leone dichiara: “Hanno cambiato sede ma continuiamo a monitorare la situazione visto che all’interno del reparto c’è ancora il loro banner, distribuiscono volantini pro vita e contro l’aborto. In questo modo – conclude – esercitano una forte pressione psicologica sulle donne che vogliono scegliere la strada dell’interruzione di gravidanza. Continueremo a monitorare la cosa e a segnalare tali ingerenze al direttore sanitario del Rummo”.
QUI IL RAPPORTO COMPLETO DEL MINISTERO DELLA SALUTE
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