Benevento – La giostra del gol si serve di ingranaggi delicati. Gianluca Lapadula arriva alla corte di Filippo Inzaghi e succede a Massimo Coda. La presenza astratta del primo è stata una costante nell’esperienza vissuta al Milan, dove la maledizione della ‘numero 9’ non lascia scampo a chi indossa la maglia che fu di Superpippo (anche Ibra l’ha appena rifiutata nuovamente ndr). Con l’Hispanico, invece, il torinese ha militato nel 2013/14 al Gorica, in Slovenia, condividendo la gioia del trionfo nella coppa Nazionale. Ventinove gol in due in campionato, più una manciata di marcature in coppa: Coda da prima punta nell’attacco a tre di mister Apolloni, lui da ala destra. Un trampolino di lancio per entrambi.
L’anno successivo è quello della stagione ‘monstre’ a Teramo, in coppia con Donnarumma nel campionato di Lega Pro. Ventuno gol lui, ventidue il partenopeo. Gli abruzzesi vincono il campionato ma non vanno in B per combine, tuttavia una vittoria per “Lapa” arriva lo stesso con la proposta di matrimonio alla compagna Alessia in uno stadio gremito. Un gesto che dice tanto della sua follia, caratteristica mai nascosta nel corso di varie interviste.
La definitiva consacrazione arriva in serie B a Pescara. Il presidente Sebastiani, che è anche un grande amico di Oreste Vigorito, lo convince indossando la 10 al primo incontro: “Questa è tua”, gli dice convinto. Lui la prende e mette insieme 30 gol tra campionato e play off trascinando il Delfino in serie A con la complicità di Caprari, che a quanto pare potrebbe ritrovare proprio nel Sannio.
Quando il Pescara lo ha comprato non ha sborsato un euro per il cartellino, visto lo svincolo per il fallimento del Parma. Ecco perché una volta che il Milan bussa alla porta di Sebastiani portando 9 milioni di euro più uno di bonus il presidente biancazzurro non sa dire di no.
L’esperienza dura un anno ma è abbastanza per portare a casa una Supercoppa Italiana contro la Juventus (nonostante il penalty sbagliato) e a conquistare la Nazionale. Ventura lo convoca per tre partite, ma quella giusta per il debutto è la terza contro San Marino, amichevole terminata 8-0 in cui mette a segno una tripletta. Per l’azzurro ha rifiutato la chiamata del Perù (la madre ha origini sudamericane) che lo aveva selezionato in occasione della Copa America Centenario del 2016.
Le successive annate con il Genoa, scelto anche per provare a tenersi stretta la Nazionale, non sono andate come avrebbe voluto. Appena sufficiente la prima, in cui i gol segnati sono 6 (di cui uno proprio al Benevento). Da dimenticare la seconda, complice un infortunio che ne pregiudica il rendimento. A Lecce accarezza nuovamente la doppia cifra e la fiducia, sfiorando una salvezza che avrebbe avuto del miracoloso.
Fuori dal campo tende a cambiare look assiduamente e si definisce schietto in ogni situazione: “Sono senza filtri, do sempre tutto e mi fa piacere che i tifosi riescano a capirlo. E’ per questo che ovunque io sia stato si è creato un grande feeling con il pubblico”. Da non trascurare il talento al pianoforte. Quando era al Milan allietò il pubblico della Domenica Sportiva eseguendo in studio un brano di Chopin. A suon di gol, dunque, ma non solo. Il Sannio accoglie un bomber pieno di risorse.