Home Benevento L’incantesimo della follia: è un Benevento “GiGa unlimited”

L’incantesimo della follia: è un Benevento “GiGa unlimited”

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Benevento – Diciotto, diciotto, diciotto, diciotto… . Niente a che vedere con la celebre barzelletta di Gigi Proietti. Il numero ripetuto, recitato, celebrato dai tifosi del Benevento da qualche ora non e’ l’antipasto di una battuta ma il dessert di una notte che non vuole saperne di andare via.

Diciotto punti in classifica prima di Natale e decimo posto in serie A. La Strega chiude il suo straordinario 2020 con un altro colpo di teatro, sbanca la Dacia Arena e si assopisce comodamente nella parte sinistra della classifica, raggiungendo l’hotel a 5 stelle che accoglie le big.

Il bilancio della prima parte di stagione è a un passo dalla perfezione: cinque vittorie, tre pareggi, sei sconfitte. L’ultima immeritata, la penultima propizia, quella in casa contro lo Spezia, prequel ingannevole di un bimestre da favola. Dal ko coi liguri il Benevento ha messo insieme 12 punti in sette gare, un bottino che di questi tempi suscita una certa invidia persino nell’animo di chi punta all’Europa.

Anche a Udine i giallorossi hanno costruito il successo sulle solite (e solide) fondamenta. Sinergia tra i vari interpreti e reparti, sacrificio fisico e mentale, intuizione e concretezza. Montipó – assistito stavolta da un pizzico di fortuna – porta a casa il terzo clean sheet consecutivo, Caprari segna e assiste, Schiattarella dirige con autorità, Letizia è il bastone piantato nell’occhio del ciclope Udinese, temibile sul piano fisico quanto goffo nell’offensiva, complice il tradimento di un Lasagna (nomen omen) capace di divorarsi almeno due gol facili facili.

Un Benevento “GiGa unlimited” – la promozione che tutti vorrebbero – dove Gi sta per Gianluca e Ga per Gaetano, vale a dire Caprari e Letizia. Il primo, a secco dalla sfida con la Roma, si è liberato dei lustrini che portava incollati addosso sposando la linea pratica tanto cara al suo allenatore. Il mancino che vale il vantaggio va a capitalizzare l’attenta e consueta pressione portata sulla destra che induce all’errore il portatore di palla avversario (ricordate? Firenze, poi Genoa, ora Udine: 9 punti). Il secondo, da vero bomber arretrato, ha fulminato Musso aggiungendo il portiere bianconero alla sua collezione di vittime illustri dopo Audero e Sczeszny. I gol sono tre e pesano tutti enormemente. L’ultimo, nello specifico, ha permesso ai suoi di chiudere la gara limitando i tremori e immaginando nuove fughe in contropiede verso l’area friulana.

Siamo davanti a un piccolo miracolo. Il Benevento chiude l’anno tra le prime dieci sulla scia non solo dei suoi record ma del percorso compiuto per ottenerli. Tello, che sembrava ai margini fino a poche ore dalla chiusura delle liste, lo scorso settembre, entra e fa tutto bene. Manca Hetemaj, anima dell’ultimo mese e mezzo? Nessun allarme, chi lo rileva non lo fa rimpiangere. Era successo con Caprari e Schiattarella, solo per citarne due. E sta accadendo ancora con Caldirola, fermo ai box per l’infortunio al menisco, la cui assenza si temeva potesse essere un danno irreparabile.

Il Benevento è collettivo, applicazione, ma pure follia. E fanno bene a pensarla in questo modo i suoi tifosi. Tre anni fa si prese il primo, storico punto in serie A grazie a un gol del portiere. Ora, nell’anno più funesto di tutti, riesce in qualche modo a ritagliarsi un angolo di cielo infinito, limpido, sereno. Un incantesimo scioglie l’angoscia e regala un sorriso. Il duemilaventi è duemilevento. Ciò che altrove è impossibile, qui si può fare. Stregonerie.

 

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