Benevento – Accolta stamane dal GIP Frascesca Telaro, la richiesta di rito abbreviato per Paola Spitaletta, difeso dall’avvocato Antonio Leone, e Pierluigi Rotondi, difeso dall’avvocato Elena Cosina, entrambi accusati dell’omicidio volontario del 26enne Valentino Improta. Niente abbreviato, invece per Eugenio Perone, accusato di favoreggiamento e difeso dall’avvocato Vittorio Fucci e rinviato a giudizio al 23 gennaio.
Udienza fissata per il 3 dicembre quando toccherà al PM Assunta Tillo pronunciare le richieste di condanna per i due imputati, al legale di Rotondi discutere l’arringa difensiva, e alle parti civili rappresentate dagli avvocati Federico Paolucci, Ettore Marcarelli, Angelo Santoro e Vincenzo Sguera. Ancora da fissare, invece, la data per l’arringa del legale di Spitaletta.
Ricordiamo che Valentino Improta, 26 anni, di Montesarchio, fu dapprima ucciso con due fucilate e poi rinvenuto carbonizzato, il 4 maggio del 2018, in una Fiat Punto di proprietà della madre.
Secondo gli inquirenti, Spitaletta e Rotondi agirono nel timore che Improta potesse collaborare con la giustizia per alleggerire la sua posizione processuale in ordine alla rapina e all’omicidio ai danni dell’83enne Giovanni Parente. Così Spitaletta, in concorso con Rotondi 31enne, premeditavano ed uccidevano Improta, simulando l’organizzazione di un furto di rame sul Taburno.
Sempre secondo gli inquirenti, la sera del 2 maggio 2018 la vittima, a bordo del veicolo di proprietà della madre, alle ore 22:00 circa raggiungeva i due imputati e dopo essere giunti in località Le Martine di Tocco Caudio, si dividevano: mentre il 31enne restava a bordo della vettura in sosta in Contrada Le Martine, in attesa che venisse consumato l’omicidio, il 50enne saliva a bordo della vettura condotta da Improta e, dopo averlo condotto in un luogo isolato della località Cepino del Monte Taburno, parcheggiata la vettura in una piazzola di sosta, all’interno della stessa gli sparava con un fucile a canne mozze. Dopodiché sopprimeva e distruggeva il cadavere di Improta appiccando il fuoco all’autovettura, in modo da assicurarne la definitiva sottrazione alle ricerche altrui nonché da distruggere le tracce del reato. Infine, immettendosi sul sentiero/mulattiera posto sul lato opposto dell’area di sosta e percorrendolo a piedi per circa 30 minuti, raggiungeva l’area agreste dove l’attendeva il suo complice, per poi darsi alla fuga.
Spitaletta sta anche affrontando il processo per la rapina e l’omicidio di Giovanni Parente avvenuto a Montesarchio e che riprenderà il 26 novembre (LEGGI QUI).