Benevento – “Il Polo Oncologico è una cosa che in Italia non esiste, figurarsi se ne possono aprire uno a Sant’Agata de’ Goti”. Questa ultima affermazione non viene fuori dalle labbra di un semplice cittadino ma la pronuncia con la massima fermezza lo scienziato sannita Antonio Iavarone che da venti anni studia i tumori e li combatte nella New York University. Uno dei più celebri tra i “cervelli in fuga”, cacciato da un barone universitario, sembra non avere dubbi.
Lo stato della assistenza e della cura delle patologie oncologiche in Madre patria è, con le dovute eccezioni, pessimo. “Vivo e lavoro a New York da anni e tutti i giorni ricevo richieste, appelli, segnalazioni per curare pazienti italiani che non ricevono cure adeguate”. Tornato in Italia, nella sua Benevento, per svolgere una Lectio Magistralis al San Vittorino sulla cura personalizzata per i tumori, Iavarone non le ha mandate a dire sullo stato di salute della ricerca scientifica e del Servizio Sanitario Nazionale. Interrogato dai giornalisti presenti alla Lectio, promossa da Futuridea, Associazione fondata da Carmine Nardone, in collaborazione con Rotary di Benevento, Lions Benevento Host, Associazione Internazionale Guido Dorso, ed il contributo di Banca Popolare Pugliese e SEF Sas, Iavarone ha denunciato le maggiori criticità dei nostri “Poli Oncologici”:
“Molto spesso i pazienti vengono abbandonati a loro stessi senza cure, specialmente quando la patologia appare severa. Non vengono seguiti i pazienti in modo adeguato“. Iavarone ha poi risposto ad una domanda circa il progetto regionale che vuole fondere in un solo Polo a Sant’Agata de’ Goti la struttura ospedaliera del “Rummo” di Benevento. “Non conosco in maniera approfondita la situazione locale vivendo a New York, ma mi sembra una prospettiva difficile da realizzare”. Lo scienziato ha poi precisato: “In questo momento non ci sono istituzioni che possono fornire novità terapeutiche su tumori definiti incurabili ma che in realtà non lo sono. Queste tipo di strutture non esistono nemmeno nel sud Italia mentre il nostro paese ne avrebbe davvero bisogno.”
Infine la chiosa definitiva: “I progetti seri sono quelli che coinvolgono e comunità internazionali degli scienziati. Se io non ne so niente non credo sia un progetto serio”.
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