“Giro Sionista, ciclista imperialista”. Uno striscione anti israeliano campeggia sulle transenne che delimitano il percorso della nona tappa del Giro d’Italia. Ai blocchi di partenza di Pesco Sannita un gruppo di attivisti mostra di non dimenticare la causa Palestinese criticando aspramente l’organizzazione della grande corsa a tappe che attraversa Il Belpaese, che per l’edizione numero 101, ha deciso di partire da Israele. Una scelta che per molti è apparsa scellerata vista la perenne situazione di conflitto e di repressione nei confronti dei palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane. Tanto il silenzio mediatico sul tema. Il denaro israeliano faceva troppa gola alla corsa rosa che non ha esitato ad accettare la sponsorizzazione Sionista per poter far partire lo spettacolo.
Il Sannio però non dimentica e simbolicamente per qualche minuto ha acceso i riflettori sulla questione mediorientale troppo spesso derubricata a semplici proteste di qualche terrorista. Una Palestina libera dall’occupazione israeliana è ciò che i fautori dell’iniziativa hanno gridato. Un’occasione per urlare ed evidenziare la solidarietà e la vicinanza a un popolo da tempo dominato e messo a tacere con la violenza dall’esercito israeliano.
Ma si sa, lo spettacolo deve continuare. Così dopo qualche minuto di tensione con le forze dell’ordine intervenute per rimuovere lo striscione (foto in basso), la tappa è regolarmente partita e i ciclisti hanno imboccato la strada verso il Gran Sasso. Gli attivisti sono stati fermati ed identificati dalla Digos per operazioni di routine. Le proteste accompagneranno ancora diverse tappe della corsa rosa mentre nella giornata di ieri si è svolta una manifestazione nazionale a Roma promossa dal Coordinamento delle Comunità Palestinesi in Italia e dall’Unione Democratica Arabo Palestinese (UDAP) in vista del 70° anniversario della Nakba (15 maggio), per uno Stato libero, democratico e laico in Palestina con Gerusalemme capitale e contro l’aggressione e la guerra imperialista e per la pace in Medioriente, rivendicando, tra le altre cose, la fine dell’occupazione sionista e il diritto all’autodeterminazione palestinese, il diritto e l’attuazione del ritorno dei profughi palestinesi, la libertà di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.
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