Home Benevento Il Grande Gigante Gentile: le speranze giallorosse hanno il volto di Diabatè

Il Grande Gigante Gentile: le speranze giallorosse hanno il volto di Diabatè

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Benevento – Le favole aiutano a sognare e sognare è quello che chiedono in questo momento i tifosi del Benevento. Tornare a sperare era una missione, compiuta ieri contro il Crotone, in quella che da più parti veniva indicata come l’ultima spiaggia per i giallorossi. Lo era davvero, solo una vittoria avrebbe permesso alla formazione di De Zerbi di evitare tre mesi di supplizi. Non tratta certamente di una vittoria salvezza, il traguardo resta lontano e dove si fermano i sogni bisogna fare i conti con il realismo. Battere il Crotone, però, ha sempre un gusto particolare per chi negli anni passati si è visto sfilare dalle mani delle gioie a causa di diversi fattori. Ci è riuscita a consumare la sua vendetta la Strega, grazie alla girata di un ragazzone del Mali. Cheick Tidiane Diabaté, o più semplicemente Chuck come lo chiamavano ai tempi del Bordeaux, si è preso la scena e le copertine. Lui che dall’alto dei suoi 198 centimetri fa venire in mente il personaggio portato sul grande schermo da Steven Spielberg e da Walt Disney. Il Benevento ha trovato all’improvviso il suo GGG (l’acronimo di “Grande Gigante Gentile“) e lui adesso spera di trovare nel Sannio la sua Sophie.

Come il personaggio nato dalla penna e dalla fantasia di Roald Dahl, Diabaté ha una sua di storia da raccontare. Ci ha pensato Sky a ripercorrere le tappe dell’attaccante, la cui infanzia è stata segnata da due tragedie: la scomparsa della mamma e la morte in un incidente del suo migliore amico. “Ancora adesso penso spesso a lui. In quel momento capii che la morte può arrivare prima di quanto uno creda. Per questo ho deciso che la vita è meravigliosa e che va vissuta a pieno. Non serve a niente essere cattivi. Bisogna amare. Amare tutti, anche quelli che ti odiano. Detestare non serve a niente”, sono le parole rilasciate in passato a una televisione francese da Chuck. Partito dal Mali con un sogno in valigia, ha iniziato a dare i primi calci a un pallone a Bordeaux. Una scintilla che sembrava non voler scoccare, fino alla doppietta contro l’Evian in Coppa di Francia. “Quando sono arrivato a Bordeaux nel 2006 non parlavo il francese e non guardavo mai le persone negli occhi. Per me era quella una forma di rispetto: così facevo con mio padre. Non voleva dire non ascoltare, ma in Francia non è così e non venni subito capito. Il mio primo allenatore, Patrick Battiston, non mi fece giocare per quasi un anno per questo mio atteggiamento”. Erano in molti, del resto, a etichettare Diabate, domandandosi come facesse a giocare a calcio quel gigante (è proprio il caso di dirlo). “Nella mia carriera molti mi hanno giudicato senza conoscermi. Un giorno mi rivolsi a un giornalista che mi criticava: ‘probabilmente tu sei più bravo col pallone di me’. Scherzavo, ma tutti da quel giorno cominciarono a dire che non avevo tecnica e che non potevo giocare a questi livelli. Ma cosa è la tecnica? Per un attaccante come me è posizione, capacità di controllare il pallone e di piazzamento davanti alla porta. La tecnica per uno come me la misurano i gol”. Saranno 63 in 144 gare, tanto da farne l’undicesimo miglior marcatore nella storia del club, lasciandosi alle spalle gente del calibro di Dugarry e Micoud

In Turchia le cose vanno però diversamente. All’Osmanlispor realizza appena sei reti e alla prima occasione torna in Francia. Si accasa al Metz dove esulta otto volte, contribuendo alla salvezza del club transalpino. Un segno del destino? Lo sperano i tifosi del Benevento che da ieri hanno scoperto questo “Grande Gigante Gentile” innamorato del calcio. “La festa la faccio ogni volta che scendo in campo” diceva; contro il Crotone si è subito visto.

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