I funerali di Matarazzo, il vescovo di Cerreto: “La chiesa accoglie Abele e Caino”

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Frasso Telesino (Bn) – Il funerale di Giuseppe Matarazzo si è svolto oggi pomeriggio in un’atmosfera carica di tensione. La cerimonia funebre, officiata dal parroco don Nicola Boso alla parrocchia di Santa Giuliana e Santa Maria del Carmine, per il 45enne ucciso nella cittadina ai confini con il casertano a colpi di pistola all’imbrunire dello scorso 19 luglio, ha riaperto una ferita mai rimarginata.

Nessuno a Frasso Telesino aveva dimenticato che l’uomo, caduto in un agguato, aveva scontando una pena perché riconosciuto colpevole di aver abusato di una minore e che la stessa si era poi tolta la vita. Una pagina buia nella storia di Frasso che finisce con il richiamare altra violenza. Vendetta chiama vendetta. ma all’ingresso del paese uno striscione ” Io sto con Giuseppe” oggi testimoniava vicinanza  e dolore per la morte dell’ex pastore.

Abito bianco scelto da familiari e amici, che hanno deposto un mazzo di fiori prima della cerimonia. Per cercare di stemperare il clima pesantissimo creatosi attorno alla bara di Giuseppe Matarazzo, il Vescovo di Cerreto Sannita mons. Domenico Battaglia ha inviato a don Nicola, perché lo leggesse durante l’Omelia, un messaggio rivolto agli uomini e alle donne di buona volontà.

Ancora una volta” – ha scritto il Vescovo –  “la nostra diocesi spalanca la sua bocca per accogliere il sangue di un uomo, sia esso Abele o Caino. Non possiamo tacere dinanzi al volto sfigurato della nostra comunità. Siamo obbligati ad alzare la voce contro  chi sceglie la via della violenza”. E’ stato forte il richiamo del Vescovo contro “il potere della violenza e della vendetta”; è stato altrettanto forte il ricorso al “potere disarmante del perdono”, che significa la “denuncia del peccato” e “riaccogliere chi ha sbagliato”.

Il Vescovo ha quindi continuato: “Non esiste giustizia che possa violare la sacralità di qualsiasi vita”. Di fronte al sangue versato, ha concluso mons. Battaglia, “siamo chiamati a testimoniare la profezia della non violenza senza uccidere i fratelli, senza perseguitare i deboli”.

Parole potenti che sono rimbombate fuori dalla Chiesa, finendo col rievocare quelle stampate su una manifesto funebre fatto affiggere dalla sorella del pastore assassinato, Teresa, la quale ha accusato la Magistratura, rea, a suo dire, di aver mandato in galera con una accusa infamante Giuseppe. “Condannato senza che il DNA corrispondesse” e dunque condannato a morte “senza alcuna colpa”.

Questo il clima a Frasso Telesino, mentre gli Inquirenti cercano di dare un nome a chi ha esploso due colpi contro il pastore 45enne in una tragedia che continua a spargere veleni e odio.

 

 

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