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L’ex Formiconi e la sua notte a San Siro: “Con l’Inter come al luna park”

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Benevento – Un luglio come tanti di un’estate diversa dal solito. Il ritiro di Nocera Umbra, solitario e privo di eccessive opportunità di svago, caratterizza il precampionato del Benevento edizione 2010/2011. L’ennesima sconfitta ai play off, stavolta contro il Varese, ha convinto i fratelli Vigorito a invertire la tendenza degli ultimi anni: meno comfort, più lavoro. E così nel cuore dell’Umbria, tra le mura antiche di un paese che presenta ancora le ferite evidenti del terremoto del ’97, i proclami lasciano spazio alla concentrazione. 

Il flashback ci riconduce al Benevento di Agatino Cuttone, scelto per succedere a Leonardo Acori nell’obiettivo di ritentare l’assalto alla B. Cambia anche parte della rosa, con l’innesto di giocatori di esperienza e giovani promesse, tra cui figura il nome di Giovanni Formiconi, terzino destro all’epoca poco più che ventenne. Raggiunse il ritiro di Nocera Umbra accompagnato da papà Pierluigi, non esattamente un ‘signor qualunque’ dello sport italiano: un oro olimpico ad Atene 2004, due ori mondiali, quattro ori europei e due argenti – uno iridato e uno continentale – da allenatore della nazionale italiana femminile di pallanuoto tra il 1994 e il 2004.

Giovanni però ha virato verso il calcio, una decisione assunta senza pressioni e in totale libertà (“Ho provato a tuffarmi in piscina per giocare, da piccolo, ma la mia vocazione era un’altra”). Quell’anno arriva in giallorosso in prestito dall’Udinese mettendo insieme 26 presenze nella stagione culminata con il play off perso contro la Juve Stabia. Ora è alla Triestina, seconda nel girone B di serie C, ma lo scorso anno era esattamente dove sarà domani pomeriggio il Benevento: al Meazza, a giocarsi l’ottavo di finale in gara unica contro l’Inter, con la maglia del Pordenone. 

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare una notte speciale. I nerazzurri di Spalletti, primi in classifica e ancora imbattuti, furono bloccati sullo zero a zero dai ‘ramarri’ fino ai calci di rigore, rischiando più volte di capitolare e vincendo solo grazie al penalty decisivo di Nagatomo: “Un palo di Magnaghi nel primo tempo, un paio di occasioni nitide nella ripresa e tantissima emozione nell’atto di scendere in campo in uno stadio così – racconta Formiconi -. Emozioni positive, s’intende, perché arrivammo a San Siro dopo aver battuto il Cagliari e scendemmo in campo come se fossimo appena arrivati al luna park: felici e orgogliosi di giocarci una chance unica. Non avvertimmo neanche un po’ di pressione e questa fu la nostra forza. Disputammo una grande gara uscendo dal campo tra gli applausi e con l’amarezza di chi aveva appena sfiorato un’impresa incredibile. Sarebbe stato bello andare avanti, ma la gioia di aver spaventato l’Inter va oltre qualsiasi cosa”. 

La spensieratezza potrebbe essere dunque la chiave giusta per il Benevento, a cui però il terzino non se la sente di dare consigli: “Non c’è bisogno che io consigli qualcosa perché la rosa del Benevento è composta da calciatori che hanno giocato in serie A vantando una certa confidenza con questo tipo di sfide. Certo, l’Inter è una corazzata in confronto, ma se capita la serata giusta ci si può divertire perché sono certo che il Benevento si godrà la gara di San Siro con la giusta tranquillità prima di gettarsi nuovamente sul campionato. Partite così sono sempre belle da giocare e rappresentano una storia a sé, dispiace solo che i cancelli del Meazza resteranno chiusi. La decisione ha penalizzato soprattutto i tifosi del Benevento a cui va tutta la mia solidarietà. Immagino che in tanti avevano già organizzato la trasferta con conseguenti disagi. Un vero peccato”. 

Un’esperienza, quella vissuta al fianco dei tifosi giallorossi, che resta unica nel suo genere. Dopo Benevento, infatti, per Formiconi non ci sono state più parentesi al sud: “E’ stato solo un caso, non una scelta. Magari tanti tifosi faranno anche fatica a ricordarsi di me, ma io porto comunque nel cuore quella stagione rovinata da un finale amarissimo che tutti conosciamo bene. La semifinale di ritorno contro la Juve Stabia fu anticipata dalla notizia dell’arresto di Paoloni, un fulmine a ciel sereno che finì per compromettere tutto. A distanza di anni vedere il Benevento in serie A mi ha fatto un effetto particolare, ho provato sensazioni piacevoli. Gli investimenti del presidente Vigorito e il calore di una bellissima piazza sono stati premiati. Abitavo accanto al Teatro Romano, vivevo abbastanza la città quindi ho avuto modo di percepire sulla mia pelle l’attaccamento della gente alla squadra e alla maglia”. 

Il sogno di Formiconi resta la serie B, accarezzata con il Grosseto ma mai trovata in pianta stabile: “Sì, sogno di tornarci con la maglia della Triestina. Il club merita palcoscenici di rilievo e la società sta operando davvero bene con l’obiettivo di farlo tornare ai fasti di un tempo. Ce la metterò tutta per tagliare il traguardo”. Con papà Pierluigi accanto. E non potrebbe essere altrimenti: “E’ esigente e molto critico, ma del resto è un allenatore. Ciò che non mi è mai mancato è stato il suo sostegno. Mi ha seguito ovunque, in ogni tappa della mia carriera, sempre con grande umiltà e umanità. Con lui ho un rapporto speciale”. 

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