La notizia è della scorsa settimana. Anche Benevento ha la sua ordinanza anti-prostituzione. A volerla è stato il sindaco Clemente Mastella e a giustificarla sono le difficoltà incontrate nel contrastare un fenomeno che negli ultimi anni ha preso piede con forza nel capoluogo, in particolare nelle aree limitrofe alla stazione centrale. Destinatari del divieto imposto da palazzo Mosti, e di conseguenza delle relative sanzioni in caso di inosservanza, sono sia la persona che offre la prestazione sessuale che chi la richiede. La violazione dell’ordinanza è punita con una sanzione amministrativa che va da 25,00 a 500,00 euro.
Non certo una iniziativa isolata quella assunta da Clemente Mastella. Diversi i precedenti. Ma un altro precedente rischia di mandare tutto a monte. A Firenze, infatti, l’analoga ordinanza del sindaco piddino Nardella dovrà ora superare l’ostacolo rappresentato da un ricorso presentato da un legale fiorentino, l’avvocato Francesco Bertini.
“Non è l’atto di un cliente indispettito”, spiega al quotidiano La Nazione che oggi pubblica la notizia del ricorso, facendo capire che si tratta dell’iniziativa di un uomo di legge, che ha titolo per ricorrere al Tar in quanto residente a Firenze contro “un’ordinanza incostituzionale e contraria anche al decreto Minniti al quale dice di ispirarsi”.
Secondo l’avvocato Bertini, infatti, l’ordinanza del sindaco Dario Nardella violerebbe le leggi dello Stato al quale la Costituzione riserva le questioni di sicurezza e ordine pubblico.
L’assunto è che a Firenze si determinerebbe una situazione diversa da quella del resto del Paese.
Evidentemente, qualora il Tar dovesse riconoscere la legittimità delle osservazioni del ricorrente, sancendo che Firenze non può rappresentare una eccezione, basterebbe un ricorso per mettere in discussione anche quanto stabilito a Benevento.
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