Benevento – Un documento consegnato al Prefetto a firma dei sindaci di: Casalduni, Pontelandolfo, Fragneto Monforte, Santa Croce del Sannio, Morcone, Sassinoro, Fragneto l’Abate, Campolattaro. Il testo è stato consegnato al termine di un vertice in Prefettura in presenza del sindaco Mastella, nel documento si richiede la “dichiarazione dello stato di emergenza ambientale”.
“Nell’aprile del 2018 – si legge nel documento – si è verificato un nuovo incendio presso il sito di stoccaggio di ecoballe nell’area dello Stir nello specifico nella piazzola A, che non è ancora stata oggetto di intervento di rimozione né di copertura con idonei materiali. Nonostante gli impegni assunti l’incendio del 23 agosto ha portato alla luce già evidenti difficoltà. Non ha funzionato l’impianto antincendio, sono state riscontrate carenze costitutive e gestionali; non funzionavano le bocchette antincendio, l’impianto elettrico non era selezionato per cui l’intervento dei vigili del fuoco è stato ritardato ed ostacolato. Centinaia di ecoballe ammassate sul piazzale che hanno ostacolato e quindi ritardato l’intervento all’interno dei locali in cui è divampato l’incendio per questo si è dovuto aspettare la rimozione delle balle sul piazzale e poi intervenire con i mezzi all’interno”.
Per tutti questi motivi, per l’ennesimo incendio divampato, i sindaci hanno chiesto al Prefetto di attivarsi: “Chiediamo – ha spiegato il sindaco di Fragneto Monforte Raffaele Caputo – che venga proclamato lo stato di emergenza ambientale in quanto a causa dell’ennesima combustione di rifiuti si è creata una situazione pericolosa per l’ immediata incolumità delle persone e dell’ambiente che richiede interventi eccezionali ed urgenti. Chiediamo che siano rimosse immediatamente tutte le ecoballe e i residui che continuano ad emettere nell’aria fumi e polveri dannose alla salute all’ambiente e alle culture in atto”.
La richiesta principale dei Sindaci è quella che siano messi in sicurezza i siti interessati. “Chiediamo che sia istituito un tavolo tecnico permanente fino alla chiusura dell’emergenza ambientale nonostante l’Arpac ha stabilito che i valori sono al di sotto della soglia di massima e non ci sarebbe un allarme diossina. Mancano però i risultati sulle acque e sul sottosuolo. Il capannone B ancora sta producendo fumi nocivi”.
A questo punto restano tante domande sul futuro del sito di stoccaggio. Altra incognita è relativa all’individuazione del sito alternativo per il conferimento dei rifiuti. Il problema tra le altre cose resta anche la morosità dei comuni nei confronti di Samte: “Dobbiamo fare un discorso accurato, i comuni pagavano fino a quando non hanno raddoppiato le tariffe. Paghiamo anche per la messa in sicurezza delle discariche post mortem. Questo vuol dire sborsare denaro anche per rifiuti non nostri. La Provincia avrebbe dovuto fare un’azione giudiziaria contro la Regione per evitare l’aggravamento delle spese sui Comuni che al momento sono di un milione e trecento mila euro l’anno che gravano sui cittadini. Con un adeguamento dei costi avremmo potuto agire diversamente e fare degli altri investimenti, lo Stir deve essere ricostruito in maniera adeguata alle nuove norme”.
Al momento quindi resta l’incognita sul futuro del sito di stoccaggio che resta presidiato dalle forze dell’ordine e anche dal poliziotto notturno. “Il problema resta sul sito di stoccaggio che dista 1 Km, dove restano 60 mila ecoballe su 17 ettari. Ho chiesto l’intervento dell’esercito e mi hanno spiegato che ci sono difficoltà. Resta poi l’incognita delle 3000 ecoballe rimosse dallo Stir per far spazio ai rifiuti che stavano all’interno che sono stati smassati, raffreddati e ricoperti da sabbia”.
Restano anche poco chiare le notizie relative alle ecoballe che saranno trasferite, 16 mila tonnellate che si troverebbero in Portogallo: “So che un parte si trova già lì non ho altre notizie al momento”.
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