Benevento – L’ultimatum dell’Amministrazione Comunale di Benevento nei confronti del Centro Sociale Autogestito Depistaggio è arrivato. Dopo la prima minaccia scritta, datata 19 maggio 2017, in cui si “invitavano” gli occupanti del CSA Depistaggio a lasciare libera la struttura comunale entro dieci giorni dal ricevimento della richiesta del Comune, 3 giorni fa la nuova lettera di sgombero in cui, con toni ancor più decisi, il Comune di Benevento intimava lo sgombero entro 7 giorni. Se ciò non dovesse accadere si procederà in sede giudiziaria al rilascio dell’immobile.
Già dalla famosa prima lettera tantissimi personaggi della società civile beneventana e non, si schierarono dalla parte del Depistaggio attraverso un comunicato in cui chiedevano spiegazioni al Sindaco di Benevento per questa improvvisa decisione:
“Queste sono persone, donne e uomini, che si sono esposte in prima persona, in modo totalmente gratuito, per tutelare le fasce più deboli della popolazione. Le attiviste e gli attivisti degli spazi sociali, lungi dall’essere pericolosi marziani approdati sul suolo cittadino, sono donne ed uomini che, alla luce del sole e con azioni pacifiche, hanno restituito alla funzionalità urbana spazi abbandonati all’incuria di amministrazioni poco attente e riempito di progettualità strutture che altrimenti sarebbero state oggetto di scambio clientelare. Queste sono persone che, fuori dalle logiche del profitto, sacrificando tempo, denaro e risorse personali, hanno costruito, con la forza e la bellezza dell’azione collettiva, luoghi di aggregazione contro l’individualismo, l’omologazione, il degrado sociale e la desertificazione culturale dei nostri tempi”.
Da qui, poi la richiesta a Mastella: “Chiediamo al Sindaco di Benevento di riconsiderare criticamente il suo annuncio e, quindi, al Consiglio tutto, nella composizione di maggioranza ed opposizione, di non ledere il valore dell’autonomia dei percorsi, anche informali, di autorganizzazione che tanto “bene comune” hanno fatto e faranno in questa città e in generale nella società, perché l’alternativa sarebbe il vuoto in cui già navighiamo da troppo tempo.”
E invece, per restare in tema antagonista, la lotta continua. Stavolta, però, l’eversivo sembra essere proprio il Comune che invece di concentrarsi su temi molto più scottanti e urgenti quali la mensa scolastica, il dissesto finanziario, la verifica contabile, le partecipate, pensa allo sgombero del Depistaggio perché alla città va restituita la pista di pattinaggio, mai entrata in funzione e che deve essere completata e attrezzata e per poterlo fare occorrerà una somma che l’indebitato Comune non ha; ma questa è un’altra storia.
Ciò che preme qui comprendere è la reale motivazione che spinge il Comune a calcare nuovamente la mano nei confronti degli occupanti del Centro. Nostalgia degli anni di piombo? Della propaganda anti-comunista? Le pressioni della lobby dei pattinatori? Capriccio personale? L’ennesimo omaggio a Cossiga? La volontà di zittire qualsiasi tipo di opposizione in città anche culturale e sociale? Dare il colpo di grazia ad una struttura che, con varie difficoltà, cerca di vivere aggregando giovani, migranti, studenti, musicisti, artisti ed emarginati?
Non tocca a noi dare risposte ma dall’Amministrazione Comunale, per ora, solo lettere di sgombero e di diffida e nessun volontà a raggiungere un compromesso, a dialogare con un pezzo di società beneventana che esiste, si muove, fa semplicemente cose.
Intanto, il disagio e la delusione degli attivisti del CSA Depistaggio la si legge tra le righe lasciate scritte dopo questo famoso ultimatum:
“Un luogo aperto, gratuito, restituito alla città. Anni di politica, arte, musica, cultura, concerti, dibattiti, teatro, aggregazione, progetti. Uno spazio autogestito attraversato da tante generazioni e tante cittadine e cittadini. Un punto di riferimento per tutta la città di Benevento. Dopo 16 anni tutto questo è stato diffidato e messo in mora da una burocrazia vuota, da un’ amministrazione da avanspettacolo, da un sindaco incapace di leggere ed interpretare un’intera città ma solo quella parte minoritaria che si veste in bianco per ostentare il nulla di cui si circondano”.
Il futuro è ancora da scrivere su questa vicenda. In attesa delle mosse degli attivisti ciò che salta all’occhio è che in città il dissenso politico, culturale e sociale è assolutamente vietato. La vicenda del Depistaggio non è unica; a fargli compagnia ci sono gli antagonisti di Lap Asilo 31, Altrabenevento, gli pseudo – intellettuali, gli anarchici, gli studenti, i locali pubblici poco affini alle feste in salsa “bianca” ecc. ecc.
Difficilmente, però, sarà possibile imbrigliare quella suddetta grossa fetta di società civile non disposta ad omologarsi al pensiero unico, già ribattezzato del Campanile 2.0. Questa fetta di società avrà comunque bisogno di spazi e sgomberato uno, siamo certi, che ne chiederà o se ne troverà un altro.
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