Home Benevento La sintesi del cucchiaio nella massima di Boskov: “Testa di ca…”

La sintesi del cucchiaio nella massima di Boskov: “Testa di ca…”

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Benevento – Vujadin Boskov, oltre che per la capacità indiscussa da tecnico, è ricordato da tutti per le massime che, ogni tanto, tirava fuori per spiegare meglio i suoi concetti. E tra le tante, ce n’è una che torna alla mente, specie dopo aver visto il rigore calciato da Massimo Coda nella sfida di ieri tra il Benevento e il Verona. “Testa di calciatore buona solo per portare il cappello“. Una frase che riecheggia nella mente degli appassionati proprio davanti a scene del genere. Ci sarebbe da scrivere un trattato sulla psicologia del calciatore: cosa può spingere a prendere una decisione piuttosto che un’altra in un momento clou di una sfida di calcio? Perchè azzardare quando si può puntare al massimo risultato facendo le cose più facili? Sono domande venute fuori dalla bocca dei beneventani dopo aver visto l’improbabile cucchiaio dell’attaccante dei giallorossi. Squadra in inferiorità numerica e sotto di un gol, perchè non piazzare la palla piuttosto che giocarsi una carta del genere col rischio di fare una figuraccia?

Domande che non avranno risposta, il fatto oggettivo, però, è che figuraccia è stata. Voglia di protagonismo, delirio di onnipotenza, superficialità, eccesso di sicurezza o semplice alta considerazione di se stessi. Queste potrebbero essere le motivazioni che spesso portano qualsiasi atleta a prendere una decisione che ti fa camminare sul filo del rasoio con la concreta possibilità di cadere giù. E in tanti sono caduti, alcuni illustri, altri con una carriera tutta da scrivere ma già sicuri, troppo, delle proprie potenzialità.

Per citarne solo alcuni, rimanendo in Italia, resta nella mente il cucchiaio di Kean che sbagliò il rigore decisivo mandando la Fiorentina in finale del campionato Primavera. Sorte beffarda anche per Simone Inzaghi che tirò male un rigore ininfluente in Lazio – Reggina ma l’errore non fu accettato da Mancini che gli diede del “deficiente”. Maggio 2001, a Miccoli il compito di chiudere i contro contro “l’odiato” Bari ma calciò tra le braccia di Padelli. Sciagurato Maicosuel. “O mago”, così fu presentato al suo arrivo in Italia, decise di calciare il rigore decisivo nel preliminare di Champions contro il Braga con un cucchiaio inguardabile. Udinese eliminata e lui, come un mago provetto, sparì insieme ai 28 milioni di premio qualificazione ai gironi. Infine Doumbia, con la maglia della Roma, non ebbe grossa fortuna ma si fece ricordare per l’esecuzione rivedibile di un rigore nell’International Champions Cup. Discorso a parte meritano le leggende del calcio italiano. Pirlo lo fece al Gamper contro il Barcellona, De Rossi lo sbagliò in campionato mandando alto nella gara, comunque, vittoriosa della Roma a Milano. Imbarazzante e allo stesso tempo ininfluente quello clamorosamente sbagliato da Vialli nella semifinale di Coppa Italia. Celebre fu quello di Totti nei primi anni del 2000 che finì miseramente tra le braccia di Sicignano, col Lecce che portò a casa un punto dall’Olimpico. Pirlo, Vialli, Totti, anche loro caduti nella trappola del cucchiaio ma il distinguo è d’obbligo. Si tratta di giocatori che hanno costruito una carriera prendendosi solo delle piccole licenze in una carriera fatta di tante scelte adatte e vincenti. In questo caso, al calciatore, a questo tipo di calciatore, come al poeta, si concede la cosiddetta licenza. Ad altri è più difficile regalare questo tipo di credito.

E’ vero quando gli addetti ai lavori parlano di “questione di testa”, nel calcio le gambe, e solo le gambe, non servono del tutto. Serve una testa da campione per avere piedi da campione e, francamente, non se ne contano tanti con entrambe le cose a posto. Il più delle volte si ha a che fare con buoni giocatori, ottimi prospetti, ma pochi sono quelli che fanno lo step successivo diventando delle leggende. Gli altri restano delle comparse.

E’ il destino di chi ha deciso di dare ragione coi fatti a Vujadin Boskov, dimostrando che realmente la testa di un calciatore serve solo a portare un cappello.

 

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