Home Benevento Civico22 e l’impietosa analisi de “Il Sole24ore” su Benevento e i bambini

Civico22 e l’impietosa analisi de “Il Sole24ore” su Benevento e i bambini

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Benevento – L’impietosa indagine de “Il Sole24ore” sul Sannio e bambini, pubblicata nei giorni scorsi, fotografa l’immagine di una città che ha dimenticato i bambini (e anziani!).
Denatalità e saldo migratorio dei giovani da record (102esima su 107 province); asili nido pubblici quasi inesistenti (su 100 bambini tra 0 e 3 anni solo 8 troveranno posto in un nido pubblico); maternità in età avanzata (33 anni) scuole, quanto a strutture, tra le meno attrezzate d’Italia; perdita rispetto al 2016, di 10,4 punti percentuali per le politiche sull’infanzia (che la fanno scivolare al 96esimo posto su 110 province). Così in un commento all’articolo de “Il Sole 24 ore” Raffaele Arigliani, Antonella Casani e Titti Sorice.

Come se tutto ciò non bastasse, Benevento ha il record (assolutamente inspiegabile e ingiustificabile rispetto all’epidemiologia locale nel confronto con quella delle altre province) di città d’Italia, e quindi d’Europa, che durante questa epidemia ha tenuto le scuole materne chiuse per più tempo.

Tutta la letteratura scientifica testimonia che investire sui bambini è la cosa più intelligente che una società possa fare (vedi tabella).

I bambini per crescere hanno bisogno di una tribù”: è un aforisma universalmente condiviso da chi studia le dinamiche di sviluppo psicorelazionale. I bambini hanno bisogno di luoghi dedicati, di asili nido, di scuole materne, di assistenza di caregiver competenti, di vivere in una dimensione familiare in cui i genitori siano sostenuti nel loro difficile ruolo e fragilità, di programmi educativi coordinati che riguardino l’intero arco 0-18 anni.

I bambini devono poter realizzare un loro “diritto”: sviluppare quella intelligenza emotiva che non è un frutto non innato ma si sviluppa dell’ambiente di “cura”(D. Goleman). Sarà il modo in cui sono stati educati che farà la differenza tra un adulto socialmente inserito e produttivo rispetto a chi vivrà gravi disagi personali e sociali. Le basi dell’autostima, della creatività, del rispetto di sé e dell’altro, della affettività, della capacità di stare in gruppo, dell’amore per il bello e la natura, della gestione dello stress, l’apprendimento naturale di più lingue, si sviluppano nella prima infanzia. Nelle altre epoche della vita, e in special modo nell’ adolescenza, si potranno e si dovranno poi attivare percorsi educativi finalizzati, ma più si è operato bene nei primi anni di vita più i risultati saranno migliori.

Tutto ciò è stato ampiamente dimostrato. Tutto ciò costituisce la base per cui negli altri Paesi d’Europa e in moltissime città d’Italia (è un elenco lunghissimo e non vi è certamente Benevento!) l’investimento sulla prima infanzia e sull’ adolescenza sono prioritari nell’ agenda della politica.

Sarà a breve realtà la recente e auspicata decisione del Parlamento di rendere l’assegno per il sostegno alle famiglie con figli più sostanzioso. Ma sarà una goccia nel mare se “tutta la città” dove le famiglie vivono non si impegna per divenire progressivamente a “misura di bambino”, così come la scienza suggerisce.

Come farlo? Non dobbiamo inventarci quasi niente: basta copiare le esperienze di successo in Italia e in Europa! Ed attingere alla invidiabile expertise della Pediatria e degli Insegnanti beneventani, riferimento nazionale ma drammaticamente ignorati nella propria città!

Con quale risorse farlo? Bisogna in primis puntare ad un cambio di paradigma: non iniziative calate dall’alto, con tanto di nastri tagliati e poi nessuna cura di ciò che accadrà negli anni successivi (vi ricorda qualcosa che sta avvenendo in questi giorni da parte in un non meglio precisato sindaco…?), ma attivare un dialogo fattivo e reale con i bisogni delle famiglie, quartiere per quartiere. E’ un processo che ha un nome e un cognome: “democrazia deliberativa”.

Si tratta di costruire dei tavoli a partire da questa fase di ascolto, coinvolgendo nelle scelte “i tecnici dei bambini” (pediatri, insegnanti, operatori sociali, volontari), per avere un’adeguata cultura “di ciò che serve”, incanalando energie verso obiettivi realistici e concreti.

Ed allora si troveranno modi non solo per fare nascere ma per fare vivere le iniziative utili: spazi verdi e di socializzazione, ludoteche, asili per tutti, pedibus, riduzione della drammatica obesità che colpisce l’infanzia beneventana, aria pulita, mobilità alternativa.
Una città a misura dei bambini e dei più deboli è una città più bella e vivibile per tutti. E’ una città attrattiva, in cui è possibile avere figli, trovare lavoro, divenire parte attiva per costruire il bene comune. Per tutto questo vogliamo impegnarci: non per un cambiamento di facciata ma perché finalmente i bambini e le famiglie di questa città possono tornare a sentirsi “a casa”.

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