Benevento- “E’ stato come uno scenario di guerra”.
Più o meno, per capirci, come fece Saddam Hussein alla fine della prima Guerra del Golfo, avendola ormai persa contro gli Usa e alleati, quando fece incendiare dalle sue truppe in ritirata dal territorio del Kuwait alcune centinaia di pozzi di petrolio pur di non farli sfruttare dai legittimi proprietari.
L’assessore al Bilancio del Comune di Benevento, Maria Carmela Serluca, ha usato parole molto forti per descrivere la distruzione portata a termine, con scientifica precisione, da parte di ignoti di un capannone industriale confiscato dalla Magistratura Antimafia ad una Ditta in contrada Olivola del capoluogo, in odore di camorra, e che il Comune intendeva adibire a sede operativa dell’Asia.
“Scenario inquietante: cumuli di rifiuti di ogni genere, porte divelte, vetri sfondati, scala per il piano superiore che non esiste più, muri di contenimento abbattuti”. Partecipando ad un Convegno alla Rocca dei Rettori della Cairepro di Reggio Emilia un convegno sulla rigenerazione del patrimonio edilizio , il vice sindaco ha spiegato del perchè della rinuncia del bene confiscato.
Parole che trasmettono amarezza, ma necessarie per chiarire la situazione. Nei giorni scorsi anche l’associazione Libera aveva esortato la Giunta Mastella a continuare ad insistere sul bene confiscato ma non ci sono le condizioni. “E’ stata una vittoria della camorra”, ha detto la Serluca. “Non si è trattato di semplice vandalismo ai danni di un bene immobile, perché c’è stata una vera e opera di demolizione strutturale. Riparare i danni causati da quest’attacco sarebbe costato troppo al Comune di Benevento, che certo non ha le risorse finanziarie necessarie. Peraltro, l’intervento sarebbe stato antieconomico ed irragionevole: meglio sarebbe stato costruire ex novo l’immobile desiderato, anziché riparare i guasti ad uno vecchio”
L’assessore ha rimarcato che essendo andata a fare un sopralluogo si è dovuto constatare del danno:”Alla fine vincono sempre loro. Lo scenario è cambiato in pochi mesi. Se prima si doveva effettuare soltanto la manutenzione, adesso bisognerebbe abbattere e ricostruire. Parliamo di milioni di euro”