Benevento – Considerati il nome e l’epilogo della storia viene facile parlare di bluff, ma sarebbe esagerato oltreché fuori luogo. Sta di fatto che ‘Jack’ Bonaventura è stata a lungo la carta più prestigiosa tra le mani di Pasquale Foggia e Pippo Inzaghi, che sotto il sole estivo avevano cullato il desiderio di farla scivolare sul tavolo davanti all’esterrefatta concorrenza. Il centrocampista – vicino, poi lontano, poi vicinissimo e infine lontanissimo – ha salutato tutti e ha scelto Firenze sposando il viola e mandando in bianco una Strega bramosa di accoglierlo. Beneventura? No, grazie.
E’ da quel rifiuto (nessuno si offenderà se lo chiamiamo col suo nome) che i piani del Benevento sono cambiati. Vigorito e Foggia hanno dovuto ripiegare su altri obiettivi lasciando non solo il mercato ‘bonacentrico’ che aveva contraddistinto le settimane precedenti, ma rinunciando anche all’acquisto di un sostituto naturale dell’obiettivo sfumato. In mediana è arrivato il solo Dabo – peraltro dalla Fiorentina – ma l’innesto del burkinabé, per quanto giustificato da fisico e centimetri, non è certo comparabile per tecnica ed esperienza all’eventuale ingaggio dell’ex Milan.
Non che Bonaventura in queste prime sette giornate si sia fatto rimpiangere oltre maniera, visto il livello tutt’altro che eccelso delle prestazioni rese al servizio del neo-esonerato Iachini, ma di certo sarebbe stato utile a coprire delle mancanze evidenti nella rosa giallorossa che i successivi giorni di mercato non hanno colmato. Domenica all’ora di pranzo ci sarà spazio anche per questa parentesi da ‘ci stavamo quasi amando’. Durerà lo spazio di un attimo, sovrastata dalla fame di punti che ben si addice all’appuntamento. Dodici e trenta, da una parte il Benevento e dall’altra la Fiorentina. Parlassimo di una bistecca, ai giallorossi basterebbe qualche boccone per avere la meglio. Servirà invece tanto altro.