Benevento – Incrociando i quartieri e la popolazione di Benevento coinvolta in funzione della pericolosità sismica viene fuori una tabella che spiega bene quali siano le zone della città con la classe di rischio più alta. Bollino rosso per il Centro storico (3550), Cretarossa e contrada Ariella (1952), Rione Libertà (11899), Pietà (1080) e San Vito (623). Valore medio alto per la Zona Atlantici – Mellusi (3955) e Rione Ferrovia (3380). Infine indice basso per il rione Pacevecchia ( 2305), Contrada Capodimonte (2290) e Avellola ( 1073).
“Ovviamente questa è una lista non fatta da me – precisa Maurizio Pignone, ricercatore e geologo beneventano dell’Ingv – ma è stata pubblicata dal sito del comune di Benevento che ha reso nota questa tabella tenendo conto della morfologia e della densità di popolazione“.
Parlare di terremoti è quanto mai difficile. Si tratta di eventi che non possono essere predetti. Ogni parola va dosata perché il rischio di creare allarmismo è veramente grande. Lo sciame che ha colpito il Sannio, e nello specifico la zona a nord-ovest di Benevento, non desta per ora preoccupazione, ma deve essere monitorato, come è giusto che sia.
“Viviamo in un territorio che ha una problematica legata al rischio sismico. In Italia di sequenze del genere ce ne sono a decine e questo rientra nelle attività sismiche del nostro territorio”.
Proprio per questo bisogna parlarne con cautela e bisogna soprattutto ricordarsi che l’Italia, ma soprattutto le aree interne della Campania, sono zone soggette a forti movimenti tellurici. A Pontelandolfo, negli ultimi giorni, la terra ha tremato per ben 28 volte, di cui 5 con una magnitudo di oltre 2. Il picco il 5 settembre con una scossa di magnitudo 2,8 in tarda nottata.
“Si tratta di uno sciame con scosse superficiali che finora non hanno provocato risentimenti. Storicamente nell’area a nord di Benevento i forti terremoti sono datati. Il 5 giugno del 1688, il terremoto di Cerreto Sannita, ha avuto una magnitudo stimata pari a 7, più forte di quello dell’Irpinia e dell’Italia centrale del 2016. Da quella data in poi non ci sono stati più forti eventi sismici. Bisogna tornare ancora indietro nel tempo, anno 1456, un anno horribilis con due eventi a breve distanza l’uno dall’altro”.
Una considerazione importante perché negli ultimi 30 anni, praticamente, in questa zona si sono verificati solo sciami.
“E’ ovvio che stiamo monitorando queste piccole sequenze ma non possiamo sapere se si evolveranno o si esauriranno. Nel frattempo, il sindaco di Pontelandolfo sta inviando, tramite i volontari, del materiale per il piano di emergenza comunale per la prevenzione”.
Ed è proprio la prevenzione la soluzione principale, specie se si parla di un qualcosa di impredicibile.
“E’ la chiave giusta per affrontare queste situazioni. Sarebbe auspicabile anche a Benevento perché il capoluogo sannita rientra tra le 20 città a più alto rischio sismico. Si tratta di un’area che merita attenzione anche se una precisazione importante va fatta. Un vero e proprio terremoto a Benevento non viene registrato da oltre 300 anni. Ce n’è stato uno nel 1962 ma ha creato pochi danni. Se si chiede a un beneventano l’evento sismico di cui hanno più memoria, la risposta sarà quello del 1980, ma quello non è un terremoto beneventano, appartiene ad altre zone anche se si è sentito e ha lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione. Questo ci fa capire che nella nostra città, ciò che manca è la percezione del rischio sismico”.
Una terra ad alto rischio ma guai a parlare di normalità, perché così non è. È più corretto parlare di eventi che sono nella natura sismica di un territorio. Una natura che crea distinguo anche in diverse zone della stessa città.
“A Benevento ci sono zone con un rischio maggiore rispetto ad altre. La morfologia della città tende ad amplificare le onde sismiche, questo spiega il perché una scossa viene percepita maggiormente in punto e meno nell’altro”. piano di emergenza comunale
Un discorso complesso, una parola che incute timore ma della quale non si può far finta di niente o che non esista. Come detto, la prevenzione è la chiave e in merito non si può non menzionare la manifestazione “Io non rischio” nel corso della quale i volontari parlano ai propri cittadini dei rischi legati a sismi, maremoti e alluvioni consigliando i comportamenti da avere prima dopo o durante eventi del genere. Non sarà la soluzione definitiva per risolvere il problema, ma peggio sarebbe rimanere immobili senza sapere cosa fare.
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