Home Benevento Benevento, sosta benedetta per riordinare le idee: continuità vuol dire coraggio

Benevento, sosta benedetta per riordinare le idee: continuità vuol dire coraggio

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Benevento – C’è una cosa che sul mercato non si può comprare. Una qualità che devi avere dentro per riuscire poi a trasferirla ai compagni sul rettangolo di gioco. Stiamo parlando della capacità di essere leader, di caricarsi la squadra sulle spalle quando le cose non vanno per il verso giusto. Nelle ultime due partite del Benevento, coincise con altrettanti passi falsi, sono mancate soprattutto cattiveria e grinta.

Se contro il Foggia sono stati gli episodi, gli errori dei singoli a pesare sulla sconfitta, a Pescara si è visto un Benevento troppo brutto per essere vero. Una squadra senza idee, incapace di imbastire un’azione e di creare problemi a Fiorillo, superato solo grazie a una palla inattiva. Il gol di Viola, come ammesso anche da Bucchi, avrebbe dovuto cambiare l’inerzia della contesa, saldamente in mano agli abruzzesi, ma la Strega ci ha messo meno di due minuti per incassare il raddoppio. Una mazzata per una squadra apparsa confusionaria e alla quale non sono serviti nemmeno gli ingressi dalla panchina per rivitalizzarsi.

Si fa fatica a salvare qualcuno dalla disfatta dell'”Adriatico” e sarebbe stato lecito attendersi qualcosa in più da elementi come Nocerino e Maggio che, per curriculum, avrebbero dovuto trainare il gruppo, spronarlo ad avere una reazione. Centrocampista e difensore sono invece apparsi in difficoltà, sia dal punto di vista tecnico-tattico che da quello caratteriale. “In campo non va il passato“, aveva giustamente sottolineato qualcuno e allora occorre una scossa, un segnale forte per invertire il trend negativo in cui è incappata la Strega.

Un segnale che dovrà partire da Cristian Bucchi. Il tecnico ha invocato la necessità di trovare continuità di rendimento. Un processo che passa anche dalla necessità di trovare una continuità di squadra. Il turnover di Cittadella è stato un azzardo vinto, il successo di misura ottenuto in Veneto ha premiato le scelte e il coraggio dell’allenatore. I cambi col Foggia sarebbero dovuti essere la naturale prosecuzione del cammino intrapreso nel turno infrasettimanale, ma proprio la gara con i satanelli ha aperto le prime crepe. Campanelli d’allarme da mettere a tacere dopo una sosta, questa volta, “benedetta”.

Lanciare Antei a Pescara a distanza di 10 mesi dall’infortunio, ad esempio, non è stata mossa felice. Il difensore deve ancora scrollarsi da dosso la paura e deve ritrovare una condizione fisica accettabile. Ha arrancato dietro Monachello e quando Pillon ha tolto l’attaccante per coprirsi è stata quasi una benedizione. Non è un caso, però, che i pericoli maggiori siano arrivati proprio sul centro sinistra, dove agivano per l’appunto Antei e un Di Chiara costantemente alle prese con la sua personale e ormai abituale “guerra” con i parastinchi.

In avanti Coda è stato accantonato dopo aver trovato il primo gol su azione, seppur inutile, contro il Foggia. Il dualismo con Asencio rischia di diventare controproducente per il giocatore di Cava de’Tirreni e a pagarne dazio potrebbe esserne il Benevento. Bucchi dovrà scegliere e dovrà farlo con lo stesso coraggio mostrato a Cittadella, perché contro il Pescara anche i cambi in corsa hanno destato qualche perplessità. All’orizzonte due turni casalinghi da non fallire, puntando sugli uomini più in condizione, senza badare ad altro.

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