Benevento – Le due gare che avrebbero dovuto proiettare la Strega verso la vetta della classifica, rischiano invece di pesare come un macigno sulle ambizioni e sul morale del Benevento. Se contro il Brescia la sconfitta era stata tanto amara quanto beffarda, arrivata solo all’ultimo a causa di un errore individuale, contro il Frosinone si è assistito a una debacle dalla quale nessuno si è salvato. Ha naufragato Caserta e con lui la squadra, mentre venivano a galla i limiti di una rosa costruita male e tenuta insieme con il nastro adesivo. Un collante che ha ceduto davanti agli assalti ciociari, facendo emergere quei palesi difetti strutturali, nascosti come la polvere sotto al tappetto sbandierando gli sforzi per trattenere Glik, Ionita e Lapadula. Un lusso per la categoria. L’italo-peruviano probabilmente, a quota sei centri stagionali, mentre per il difensore polacco e il centrocampista moldavo non basta il curriculum. Quello, per sfortuna di Caserta, non scende in campo.
E’ stato onesto il tecnico di Melito di Porto Salvo nel post partita. Ha chiesto scusa a tutti, si è assunto le responsabilità e ha dettato la strada da seguire. Questa volta, però, sul banco degli imputati ci è finito soprattutto lui, perché troppe cose non hanno convinto. A partire dal 4-4-2 iniziale. Se l’idea era quella di allargare il gioco, andando per vie esterne, il progetto tattico ha funzionato solo una volta a destra con Elia. Il Benevento non ha mai trovato la quadra, anche perché sulla sinistra c’era Ionita che esterno non è. La valvola di sfogo per cercare di servire un pallone decente alle punte è rimasta la corsia opposta. Un disegno tattico che stava mostrando le sue falle, cancellato poi dall’assurda espulsione di Glik (sulla quale preferiamo glissare perché bisognerebbe indagare su cosa passi nella testa a un calciatore di 33 anni, soprattutto in una situazione di punizione a favore).
Sbagliata la prima mossa, Caserta ha cercato di correggere in corsa ma la toppa è stata peggio del buco. Il tecnico ha tirato fuori Elia, sconfessando di fatto le proprie scelte, per pareggiare il numero di centrocampisti nella zona centrale e non lasciare solo Lapadula a battagliare. Una mossa logica per certi versi, perché Boloca, Ricci e Lulic stavano avendo la meglio su Viviani e Acampora, ma che sottolinea come la gara col Frosinone non sia stata presumibilmente preparata nel migliore dei modi.
I sistemi di gioco, a detta dello stesso Caserta, contano poco ma, in realtà, dicono tanto. La ricerca costante di un assetto denota come il tecnico non sia ancora riuscito a trovare il bandolo della matassa. Cambiamenti continui e ripetuti dovuti anche alla difficoltà nell’assembleare una rosa che, probabilmente, non si riflette in pieno nelle idee del suo condottiero. Al quale, adesso, spetterà l’arduo compito di restituire fiducia e morale a un gruppo uscito a pezzi dagli ultimi 180 minuti. Saranno due lunghe settimane per la Strega, bisognosa di ritrovare in fretta gioco e certezze perché alla ripresa ci saranno da affrontare Pisa e Reggina. Altri due scontri diretti che potrebbero indirizzare il cammino del Benevento.
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