Benevento, il peso degli errori

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Benevento – Con i se e con i ma non si fa la storia. Ce lo insegna la cultura popolare, mentre quella calcistica ci dice che gli errori, spesso, si finisce col pagarli a caro prezzo. Il calcio ci racconta anche che si perde da squadra, ma che gli sbagli dei singoli possono risultare determinanti.

Ne sa qualcosa il Benevento che a Crotone, nonostante i diciassette tiri in porta contati da Inzaghi, non è stato all’altezza della situazione. La Strega ha pagato i suoi di errori e lo ha fatto incassando una sconfitta amara che le avrebbe permesso di allungare sulla zona salvezza e di mantenere l’ultima posizione nella colonna nobile della classifica, quella di sinistra.

La parte destra, invece, vede ancora lo stesso Crotone fanalino di coda e, nonostante la squadra di Stroppa tenti di giocare, il perché è parso evidente anche ieri. La differenza l’ha fatta la capacità di capitalizzare gli errori. Ne hanno tratto il massimo i rossoblu, al contrario dei giallorossi apparsi distratti soprattutto in difesa.

Le avvisaglie di un pomeriggio da dimenticare si sono avvertite immediatamente e quando a “tradirti” è stato Glik l’allarme si è propagato forte e chiaro fino al Sannio, a oltre quattrocento chilometri di distanza. Il primo errore è stato confezionato subito: mentre il polacco cercava di prendere le misure, nel vero senso della parola, a Simy, il guaio era ormai fatto. Quel pallone è sbucato dal nulla e la deviazione è stata tanto beffarda quanto malevola.

Ha reagito il Benevento, la squadra di Inzaghi sembrava poter rientrare in partita ma agli stenti della difesa si è aggiunta l’imprecisione dell’attacco. Prima Sau e poi (soprattutto) Insigne hanno sprecato comode occasioni, mentre Lapadula è parso essere il solito toro nell’arena quando c’è bisogno di lottare, correre e inseguire l’avversario. Peccato che nel calcio serva anche altro, specie quando il momento è propizio e se non lo sfrutti corri poi il rischio di pentirtene.

Nel mezzo il raddoppio, avviato dal miglior giocatore avversario per cifra tecnica (Messias), è stato un pugno nello stomaco. Probabilmente Improta avrebbe potuto fare fallo fermando subito l’azione e fregandosene della diffida, ma prendere una ripartenza a mezz’ora dal fischio di inizio è parso francamente troppo.

Lo avrebbe meritato il Benevento un gol nel primo tempo, peccato che Cordaz abbia estratto dal cilindro un intervento da applausi per deviare il pallone calciato in bello stile da Hetemaj. Magari il finlandese non avrebbe cambiato la storia della gara, sta di fatto che il ritorno in campo è stato un déjà-vu: palla persa da Sau, Tuia permette a Riviere di mettere al centro, Ionita tiene tutti in gioco e Barba marca Simy dal lato sbagliato. Errori, per l’appunto.

La partita si è di fatto chiusa lì, davanti al destro a giro di Vulic la Strega aveva già tirato i remi in barca. I cambi e un Crotone ormai sazio hanno fatto il resto e la rete di Iago Falque è stata un cioccolatino gustato con lo sguardo proiettato al Torino, sperando possa rappresentare il punto di svolta per lo spagnolo e il punto di ripartenza per il Benevento.

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