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Benevento, le lezioni di un ko: cosa lascia la Coppa

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Quattro schiaffi che fanno male, inducono a riflettere ma non giustificano processi. Il Benevento ha salutato la Coppa Italia contro un avversario di caratura tecnica inferiore e si appresta a vivere un doppio turno con Hellas e Spezia che tanto potrà dire su progressi e ambizioni. I giallorossi escono di scena penalizzati da una formazione sperimentale e da qualche errore individuale di troppo, puniti dalla superficialità ma anche dal mancato cinismo, dote da rispolverare in occasione del monday night del Bentegodi contro il Verona. 

Lo stesso Inzaghi si è detto insoddisfatto dell’atteggiamento mostrato dai suoi con l’Empoli ma non può trascurare che l’obiettivo principale della Strega resti il campionato. Se infatti è vero che vincere aiuta a vincere, sarebbe pura ipocrisia non sottolineare che il passaggio del turno avrebbe gonfiato ulteriormente un calendario già intasato costringendo lo staff tecnico a un supplemento di lavoro per calibrare bene il dosaggio di energie. Il Benevento, si sa, non ha una rosa lunga e avrebbe fatto un bel po’ di fatica a competere su due fronti. 

Alibi? Neanche a pensarci. In campo si scende sempre per vincere, nonostante ragionamenti logici di sorta, e quella di ieri ha tanto il sapore di un’occasione sprecata per le seconde linee. I limiti palesati contro l’Empoli lasciano più di qualche perplessità. Il poker firmato Mancuso-Olivieri ha fatto salire a 18 i gol incassati in 6 gare ufficiali per una poco invidiabile media di 3 gol subiti per match. Un campanello d’allarme per una fase difensiva mai convincente, stritolata soprattutto da due big come Roma e Inter, libere di sfoderare la loro potenza di fuoco nei rispettivi appuntamenti. Finché sono i top club a incutere timore poco male, ma quando anche l’Empoli riesce a beffarti in situazioni di contropiede o su calcio piazzato è obbligatorio alzare la guardia. 

Contro il Verona, ieri vittorioso solo ai calci di rigore sul Venezia, bisognerà dunque tirar fuori qualcosa di più. Tornerà innanzitutto un undici iniziale più equilibrato nonché farcito di maggiore esperienza. Lapadula rinverrà l’ancora acerbo Di Serio, tanto per cominciare, con Moncini che scalpita per tornare a dare una mano magari a gara in corso. A centrocampo la fisicità di Dabo è essenziale almeno quanto l’apporto sulla trequarti di Caprari. Senza dimenticare che l’appuntamento sarà certamente affrontato con una determinazione diversa. Quella che Inzaghi fa bene a pretendere. Pochi drammi, dunque, ma opportune riflessioni in vista di due appuntamenti cruciali in cui i punti varranno doppio. 

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