Benevento – Ci sono partite che cambiano il senso di una stagione, che da sole fanno dimenticare stenti e fatiche. Partite capaci di infondere coraggio, di rinnovare le energie. Le chiamano, non a caso, imprese. Il Benevento ne ha realizzata una andando ad espugnare lo Stadium, superando la Juventus di Cristiano Ronaldo. Non ci avrebbe scommesso nessuno. Dopo undici giornate senza vincere e dopo averle prese da Verona e Fiorentina, salvando nel mezzo la pelle contro lo Spezia, nessuno si sarebbe aspettato un exploit del genere. E’ il bello del calcio, capace di regalare emozioni inaspettate.
Si è ritrovata di colpo la Strega, merito anche di scelte congeniali. Il 3-5-2 sembra essere, in questo momento, l’assetto più consono per una squadra votata alla fase difensiva e alle ripartenze. Contro la Juventus si è vista a tratti la volontà di provare a pressare alto e il gol, non a caso, è nato proprio da una situazione del genere. Quella bella sfacciataggine di chi rispetta l’avversario, provando a fargli male con le armi a disposizione. Le scelte di Inzaghi questa volta sono state giuste. Una mano gliel’ha data il giudice sportivo, perché attualmente il suo undici non può reggere Viola e Schiattarella, privando la mediana dei polmoni di Hetemaj e della fisicità di Ionita. Ha avuto ragione nell’affiancare Lapadula a Gaich, l’argentino soffre di “solitudine” in avanti e con l’italo-peruviano ha formato una coppia di tori che ha rincorso e messo in apprensione i difensori bianconeri. Ha avuto anche coraggio il tecnico piacentino nel rilanciare Foulon, un bel segnale e per fortuna Abisso e il var hanno sorvolato sul contatto da rigore con Chiesa altrimenti staremmo qui a crocifiggere il giovane terzino belga.
Va bene così e, probabilmente, era giusto così. Ci hanno messo grinta e voglia di vincere i giallorossi, conquistando un successo che li avvicina al loro scudetto. Sarebbe un’impresa anche quella, resa ancora più possibile dal ‘colpaccio‘ di Torino e alla luce di un calendario che sorride al Benevento. Dieci giornate alla fine, trenta punti in palio contro avversarie alla portata soprattutto al “Ciro Vigorito“: Parma, Sassuolo, Udinese, Cagliari e Crotone. Sarebbe il caso di iniziare a guardare al futuro con maggiore ottimismo, anziché restare ancorati a un passato che è storia e tale rimarrà.
L’altra faccia della medaglia del post Juventus è infatti rappresentata dalle parole, dalle dichiarazioni che sanno tanto di sassolini. “Perdere il senso della realtà” avrebbe significato pensare all’Europa, non credere alla salvezza dopo un giro di boa effettuato a 22 punti. Non vincere da undici partite, conquistando appena cinque punti e vedendo ridursi il vantaggio sulla zona salvezza, è stato il racconto della verità (oggettiva) dei fatti. Sarebbe stato assurdo anche solo ipotizzare titoli del tipo “Benevento battuto dalla Fiorentina ma un anno fa dominava in B“. Il calcio, come la vita e come qualsiasi altra cosa, va avanti e guarda al futuro. Da dove veniamo e cosa abbiamo fatto lo sappiamo e, in ogni caso, i libri di storia servono e serviranno proprio a questo. Firmata un’impresa sarebbe stato il caso di dire, nella sostanza, “ricarichiamo le pile e battiamo il Parma“, invece di insistere su concetti come “al di là di quello che potrà succedere“. Questo, almeno dalle mie parti, significa mettere le mani avanti e se proprio dobbiamo farlo, facciamolo per festeggiare perché Torino dimostra che le imprese sono davvero possibili.