Benevento – Seminario tecnico di natura giuridica questo pomeriggio al Museo del Sannio con protagonista Giovanni Canzio, in passato primo presidente della Corte di Cassazione. L’argomento era questo: “Dalla sentenza all’impugnazione: motivazione della sentenza e impugnazione tra riforma normativa e formazione giurisprudenziale della Suprema Corte”.
Questo complesso tema, discusso per iniziativa di operatori del diritto raccolti nelle sezioni di Napoli e Salerno del “Laboratorio permanente esame e controesame e giusto processo voluto da Ettore Randazzo“, ha avviato un confronto serio e netto sulla Riforma dell’ordinamento voluta dal Ministro di Giustizia Orlando.
Alla presenza di molte Autorità, tra le quali il vice prefetto vicario Antonio Canale, il Procuratore della Repubblica Aldo Policastro, il Questore Giuseppe Bellassai e il sindaco di Benevento Clemente Mastella, il convegno è stato aperto dall’avvocato Danilo Riccio (sezione Napoli Lapec) che si è soffermato sulla necessità di una formazione approfondita e un nuovo metodo giudicante.
Una tavola rotonda presieduta da Giovanni Canzio, ha dato voce alle diverse opinioni e sensibilità espresse dai protagonisti del rapporto tra giustizia penale e informazione.
Il legale ha parlato di una vera riforma culturale che deve essere alla base dell’ordinamento: “La nostra pietra miliare è il processo penale e non occorre aver paura del processo. Occorre cercare la verità, mentre la controparte deve mettere in dubbio: non si può prescindere da questi paradigmi”.
Il Procuratore Policastro ha rimarcato come in un processo ci siano tre discriminanti ma la motivazione debba essere chiara, sintetica e lineare.
E’ intervenuto quindi Antonio Leone (consigliere dell’Ordine forense) che ha affermato la necessità di equilibrio ed attenzione nel giudizio, evitando di essere generici quando si discute sulle motivazioni di una sentenza.
Subito dopo ha preso la parola Monica Del Grosso, presidente della Camera penale sannita, che ha voluto evidenziare alcune lacune della riforma: “Alcune parti assumono forti criticità che occorre superare”.
La Del Grosso ha poi attaccato: “C’è stato in questi anni un progressivo allontanamento delle istanze dei magistrati da parte del Governo.
Il primo cittadino nonchè ex Ministro della Giustizia del Governo Prodi, Clemente Mastella, ha sottolineato: “Il mondo della giustizia è da rivedere. Deve riguardare più i cittadini”.
Mastella ha poi attaccato: “La politica su questo versante ha fallito. Non si possono giudicare le persone dopo 10 anni di trafila burocratica”.
Il primo cittadino beneventano durante il suo intervento ha poi ricordato il suo percorso da indagato e quasi recluso e anche come da Ministro di Giustizia abbia portato a termine alcune importanti riforme.
Poi la parola è passata a Canzio, il quale ha difeso la Riforma Orlando: “E’ nata da una collegialità scientifica”. Ha poi sottolineato come occorra un riassetto dell’ordine del processo: “Ma questa riforma non ha abbandonato gli avvocati e la riforma tocca tutti i protagonisti di un processo”.
Canzio ha quindi rimarcato come il processo debba avere regole serie per avere il fine dell’accertamento della verità. Ha sostenuto l’importanza e la necessità della piena indipendenza di tutta la magistratura. Ma ha anche sostenuto la necessità assoluta dell’indipendenza dell’avvocatura: “Le due “indipendenze” siano complementari e indispensabili l’una a l’altra“.
Poi ha aggiunto: “L’indipendenza della magistratura non è un dogma assoluto dello Stato di diritto. Ci sono paesi con sistemi democratici fortissimi, come la Francia o gli Stati Uniti, nei quali l’indipendenza della magistratura è limitata, e alcune funzioni sono sottoposte al potere politico, o sono elettive, e spesso sono a tempo.”
L’incontro si è concluso con una battuta: “La parità tra magistratura e avvocatura al momento non esiste. Tanto è vero che la figura del magistrato è scritta in Costituzione, ed in Costituzione è affermato il principio della sua indipendenza da tutto fuorché dalla legge, mentre la figura dell’avvocato in Costituzione non c’è, o comunque non gode della stessa considerazione, né degli stessi diritti”.
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