Attacco in Somalia, dall’esplosione alla sparatoria: il racconto dell’ingegnere sannita ad Anteprima24

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Baledogle –  “Più che paura sono rimasto sorpreso dalla violenza dell’attacco”. A parlare ad Anteprima24 è l’ingegnere sannita impegnato in Somalia,  Armando Cofrancesco. Il 38enne di Cerreto Sannita, residente a Pisa e dipendente di un’azienda di consulenza di Empoli, nella giornata di ieri ha visto esplodere dinanzi ai suoi occhi, un camion guidato dalle milizie di Al Shabab legate all’Isis, che hanno attaccato la pista di atterraggio in costruzione a Baledogle (a 70 km dalla capitale Mogadiscio) e  rivendicato l’attacco dopo mezz’ora: “Erano due camion, uno è esploso in cima alla pista. Hanno tentato di sfondare un cancello di servizio. Il primo camion è esploso, per fortuna, prima di raggiungere l’obiettivo. Subito dopo sono tornato nel bunker e i militari della base americana attaccata alla pista dell’aeroporto che stiamo progettando, ci hanno messo in sicurezza e controllato se stavamo tutti bene.”

“Dopo lo scoppio del primo camion è seguita una sparatoria- ci racconta Armando. Rientrati tutti nel bunker abbiamo sentito tantissimi colpi di mitra. Uno scontro a fuoco tra le forze americane e i terroristi; la paura più grande era rappresentata proprio dalla possibilità che avrebbero potuto sfondare le linee di difesa. Poi abbiamo sentito una grossa esplosione. Un missile aveva raggiunto il secondo camion dei kamikaze facendolo esplodere. Più tardi ho saputo che contemporaneamente, a Mogadiscio, un convoglio di militari italiani era stato attaccato ma fortunatamente il potenziale delle bombe era ridotto rispetto all’attacco contro il sito di Baledogle. Quando è esploso il secondo camion anche il bunker dove ci trovavamo, a quasi 800 metri di distanza, ha tremato. Poco prima dell’esplosione ero al telefono con i miei genitori, per questo sono riuscito a scattare una foto”.

L’ingegnere ammette che quando è arrivato a Mogadiscio ha capito subito che la situazione è precaria e pericolosa: “Sono 30 anni che in Somalia non si riesce a trovare una pace duratura. E’ la prima volta che lavoro in zone di guerra e che vedo un attacco da così vicino ma alla base dove mi trovo già altre volte, l’ultima a febbraio, c’era stato un attacco ma di entità minore”.

Intanto il lavoro per la costruzione della pista è fermo: “Credo che rimarremo fermi per almeno 20 giorni. Anche per questo sto pensando di tornare a casa. Sono qui da maggio; di tanto in tanto torno in Italia. Stavamo per concludere la Fase 1 del progetto, mancava solo la classica distesa del bitume. Ora per forza di cose dovremmo attendere le disposizioni del Comando Strategico che tra pochi minuti si riunirà per decidere il dà farsi ma sinceramente sto valutando la possibilità di chiudere qui questa esperienza anche se al momento sono tranquillo.”.

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