Home Benevento All’attacco con la difesa, il Benevento deve giocarsi la ‘mossa’ salvezza

All’attacco con la difesa, il Benevento deve giocarsi la ‘mossa’ salvezza

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Benevento – Diciotto gol in sette turni, più di due e mezzo a partita. La media delle reti subite registrata dal Benevento nell’ultimo periodo è il chiaro indicatore che non tutto sta funzionando come prima. I giallorossi hanno sempre incassato almeno un gol in questo arco temporale, chiudendo ben tre gare con quattro gol al passivo e con l’aggravante che il volto di uno dei tre killer corrisponde a quello del Crotone. Perché passino anche le goleade con Inter e Atalanta, avversarie di caratura ben superiore, ma se ad andare oltre è chi sulla carta parte sfavorito, allora è difficile sottovalutare il campanello d’allarme.

Il dato sui gol incassati assume ancor più senso se paragonato a quello dei precedenti sette turni. Tra l’ottava e la tredicesima giornata la Strega si era dimostrata spesso in grado di chiudere letteralmente la porta. Tra le sfide con Fiorentina, Juventus, Parma, Sassuolo, Lazio, Genoa e Udinese, Lorenzo Montipò aveva raccolto la palla in fondo al sacco soltanto tre volte collezionando ben quattro clean sheet. Non solo: in nessuna di quelle circostanze il Benevento aveva chiuso il match con più di un gol subìto

Statistiche che fanno riflettere perché non sono soltanto figlie del calendario. Anche nel frammento di stagione ‘virtuoso‘ sul piano difensivo erano state affrontate squadre di alta classifica come Juventus e Lazio, ma mai si era avuta una tale sensazione di permeabilità. L’analisi porta a individuare in diversi fattori quali l’assenza di uomini chiave (si vedano ad esempio Schiattarella e Letizia), il calo fisiologico e contemporaneo di vari singoli o il cambio di modulo, la causa di un tracollo purtroppo reso evidente dai numeri.

Anche contro la Sampdoria, detto che la gara con un pizzico di precisione in più sotto porta sarebbe stata portata a casa, le défaillance difensive non sono mancate. Il gol di Keita nasce da una scorribanda sulla corsia destra di Damsgaard, le cui caratteristiche sono state esaltate da un immobilismo generale. E già nel primo tempo la spia si era accesa quando un paio di errori in impostazione e il dialogo tra lo stesso Keita e Jankto sulla fascia opposta avevano causato più di un brivido.

La gara con l’Inter, nel turno precedente, oltre che da una superiorità schiacciante nei valori della squadra di Conte era stata influenzata da errori evidenti su almeno tre delle quattro reti nerazzurre (un autogol, un rinvio errato di Montipò e un rimpallo, questo sì, sfortunato). Senza dimenticare quanto accaduto con il Torino, quando i due gol di Zaza erano arrivati rispettivamente per un calo di tensione subito dopo il 2-0 e per un’apertura sbagliata con annesso mancato fallo tattico in pieno recupero. Gol che pesano, per non parlare di quelli visti allo Scida, dove Simy è risultato immune a qualunque contromisura.

Al Dall’Ara Glik e compagni sono attesi da un banco di prova importante contro una squadra rinfrancata dalla produttività offensiva evidenziata nell’ultima trasferta al Tardini contro il Parma. Abbassare nuovamente la saracinesca vorrebbe dire compiere un ulteriore passo avanti verso l’obiettivo salvezza, un punto di partenza per ritrovare la solidità dei tempi migliori e mantenere il pallone a temperature accettabili. Se inizia a scottare tutto si fa più complicato, con possibili contraccolpi sulla fiducia e di conseguenza sulle giocate. Se si ambisce alla serenità, allora non si può che ripartire dalla difesa. 

foto U.c. Sampdoria

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