Home Benevento Aspettando il colpo di ‘coda’: perché è sbagliato sparare su Lapadula

Aspettando il colpo di ‘coda’: perché è sbagliato sparare su Lapadula

ROME, ITALY - OCTOBER 18: Gianluca Lapadula of Benevento Calcio celebrates after scoring the team's second goal during the Serie A match between AS Roma and Benevento Calcio at Stadio Olimpico on October 18, 2020 in Rome, Italy. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)
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Benevento – Sovrappensiero, assordato dal silenzio del Vigorito o semplicemente sorpreso. Sta di fatto che Gianluca Lapadula quel gol se lo è divorato e ha fatto fatica a metabolizzarlo. Erano trascorsi pochi minuti dal fischio d’inizio e la Lazio aveva già preso in mano il gioco assediando l’area giallorossa. Poi un fulmine: il contropiede orchestrato da Caprari per Insigne taglia il campo in due e ci porta dall’altra parte. Angolo, sponda di Schiattarella e palla sul secondo palo. I battiti sembrano fermarsi, gli occhi sono tutti sul ‘bambino delle Ande‘, come lo chiamano in Perù, che attacca il secondo palo e impatta di testa. Una carezza, non la frustata che servirebbe. Reina ringrazia e sventa come può. 

Presenza – Un’occasione così non gli ricapiterà più, nemmeno quando qualche minuto dopo si troverà nella situazione di calciare a rete dalla destra tentando la ‘puntata’. Uscirà nella ripresa saltando l’ultima mezz’ora con uno score non invidiabile: tredici palloni giocati, quattro passaggi riusciti su sei, tre tiri senza lieto fine. Il digiuno si allunga a sei giornate, ma attenzione a darlo per morto. L’ex Milan in tutte le sfide in cui è rimasto a secco ha avuto almeno una grande possibilità per timbrare il cartellino: dal palo con lo Spezia alla punizione con la Fiorentina, passando per il colpo di testa uscito di un soffio nel primo tempo contro la Juventus, il destro nella ripresa al Tardini e le due ghiotte chance sfumate contro il Sassuolo, una per tempo. Insomma, sulla presenza poco da dire, manca il gol. Che magari arriverà proprio contro il Genoa

Ricordando Coda – Non siamo stati generosi con lui al momento di stilare le pagelle, quando il 5 ci è parso inevitabile e fortemente condizionato dall’errore iniziale ricostruito poche righe fa. Eppure ‘Lapagol’ ha più di un’attenuante per meritare pazienza. La memoria riporta innanzitutto allo scorso anno, quando al suo predecessore Coda non furono risparmiate critiche per l’improduttività offensiva. Mentre molti si concentravano sul suo bottino individuale, però, ‘hispanico’ trascinava i suoi e partecipava in maniera evidente agli sviluppi dell’azione permettendo a esterni e rifinitori di inserirsi e pungere con frequenza. Era un altro campionato, vero, ma il grado di apporto alla manovra è più simile di quanto si pensi. Inzaghi, dopotutto, ha dimostrato di non trascurare i movimenti senza palla dei suoi terminali offensivi, imprescindibili per lanciare i contropiedisti in rosa. 

Ex in agguato – Il prossimo impegno lo vedrà contrapposto a una vecchia conoscenza, quel Genoa che lo scorso anno fu ‘risparmiato’ nell’incrocio più importante del campionato del suo Lecce. Nel decisivo scontro salvezza di Marassi, Lapadula fu gettato nella mischia solo nei minuti finali per provare il disperato assalto finale. Era reduce da una distorsione alla caviglia che lo aveva tenuto fuori ben sei gare, la benzina era poca, ma con un gol avrebbe forse evitato la retrocessione prenotando un altro anno al via del Mare. Il destino si è frapposto e gli ha riservato qualcosa di diverso: ha portato il bambino delle Ande ai piedi della Dormiente. Se c’è una montagna da scalare, troverà il modo.

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