Benevento – Celebrata stamane un’udienza di uno dei filoni relativi al processo Asl nato dall’inchiesta condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria. E in particolare quella che riguarda la parte politica della vicenda che coinvolge a vario titolo, come imputati, otto persone: Felice Pisapia e Michele Rossi, all’epoca direttori generale e sanitario, Arnaldo Falato, ex responsabile budgeting dell’Asl, l’ex parlamentare Nunzia De Girolamo, Luigi Barone e Giacomo Papa all’epoca collaboratori della De Girolamo, il sindaco di Airola Michele Napoletano e Gelsomino Ventucci.
Nel mirino degli inquirenti finirono alcune vicende emerse dalle registrazioni di Pisapia: tra cui il trasferimento di un dirigente e di alcune strutture sanitarie, la presunta pretesa sulla nomina di un primario, il bar del Fatebenefratelli, le sedi Saut e le somme per i medici di cui sarebbe stata tentata la non compensazione. Storie che portarono alla formalizzazione, nell’aprile del 2016, da parte del gip Cusani, di accuse che vanno dall‘associazione per delinquere, alla concussione, alle minacce e alla turbata libertà degli incanti; dal falso all’abuso d’ufficio e all’offerta di un’utilità per ottenere il voto elettorale.
Nel processo sono parti civili la Sanit, i due dirigenti Asl Giovanni De Masi e Antonio Clemente, l’ospedale Fatebenefratelli e la stessa Azienda Sanitaria Locale.
Oggi in aula anche Nunzia De Girolamo che avrebbe, secondo la Procura, provato a mettere in difficoltà, attraverso controlli di dipendenti dell’Asl, la ditta di Mario Liguori affinché si potesse stipulare un nuovo contratto per gestire il bar a favore di sua cugina, Giorgia Liguori.
Dopo l’acquisizione di tre testimonianze documentali, sono stati ascoltati tre testimoni, Mario e Maurizio Liguori, all’epoca dei fatti contestati gestori del bar presente all’interno del Fatebenefratelli e Giovanni Carozza, Responsabile degli Affari Generali del nosocomio di Viale Principe di Napoli.
E’ proprio la vicenda del mancato rinnovo del contratto al vecchio gestore del bar e la richiesta di informazioni e di incontri del responsabile Carozza con l’ex onorevole De Girolamo, prima nella sede del PdL e poi nella sua abitazione, sotto la lente di ingrandimento del Pm Francesca Saccone.
“Non abbiamo avuto mai problemi poi è arrivata la disdetta e ho saputo che giravano voci sul fatto che l’onorevole De Girolamo voleva che il bar andasse alla cugina Giorgia”. Queste le risposte di Mario Liguori alle domande della Saccone.
Maurizio Liguori spiega, invece come fosse stato tutto in regola e che improvvisamente iniziarano i controlli di funzionari dell’Asl e dei Nas di Salerno. “In 38 anni mai un problema. Poi improvvisamente i controlli con carte e autorizzazioni che andavano chiesti all’ufficio del Comune e non a noi come affittuari. Abbiamo fatto ricorsi ma niente, ci hanno tolto il bar che poi effettivamente è stato dato alla cugina della De Girolamo”.
Poi tocca al Responsabile degli Affari Generali del Fatebenefratelli rispondere alle domande del PM:
“La gestione del bar era un po’ abbandonata, era necessario un cambiamento e c’erano delle rimostranze di varie utenze e altre situazioni anche sindacali. Dopo la disdetta hanno fatto una proposta ma era tardiva e secondo me non la migliore. Successivamente mi ha chiamato Pisapia e ho incontrato l’onorevole De Girolamo due volte, nella sede del PdL e a casa sua. Abbiamo avuto colloqui cordiali e mi ha chiesto informazioni sulla situazione del bar visto che c’era stata la disdetta del contratto. A quel punto ho immaginato che l’interesse per il bar era dovuto rapporto di parentela con le persone con cui c’era una trattativa per gestirlo”.
Carozza parla anche del successivo accordo con Mario Liguori: “Abbiamo valutato la possibilità di mettere dentro dei distributori automatici che avrebbero gestito i figli”. Si tornerà in aula il 29 novembre quando verranno ascoltati altri testimoni (il PM ha rinunciato a 3 di questi) e a un probabile esame di alcuni imputati.