Benevento – Lasciare la propria terra, farsi accarezzare dal cambiamento e tradurlo in musica. Alessandro Fucci, in arte Anakardyo, ha raccolto i frammenti di ciò che il percorso artistico e di vita gli ha riservato dopo varie esperienze all’estero facendoli confluire in “Anakardyo pop room”. Il progetto è stato suggellato nelle ultime ore dal videoclip del brano “Nothing is lost”, le cui riprese si sono svolte presso il CSA di via Mustilli.
Anakardyo, classe ’89, ha raccontato ad Anteprima24 i dettagli di un’esperienza introspettiva che fa da ponte tra il suo passato e il suo presente: “Un uomo quando viaggia capisce davvero chi è, qual è il suo ambiente ideale – dice ai nostri microfoni -. Nelle mie canzoni non si parla d’amore o di relazioni, ma del cammino di un uomo, di un’esperienza personale di vita, di ciò che ispira un individuo e lo conduce sulla propria strada”.
C’è un momento esatto in cui è scoccata la scintilla con la musica?
“Difficile, non ricordo un istante preciso. Mi piace da sempre, direi da quando sono nato. Da piccolo ho suonato la chitarra in vari gruppi qui a Benevento, ma è viaggiando che ho sviluppato quello che è un lavoro personale al cento per cento. Lo è dall’inizio alla fine, dalla strumentazione al mixaggio. E’ un progetto solista a tutti gli effetti”.
C’è un elemento distintivo del lavoro che stai portando avanti?
“Il nome “Anakardyo pop room” non è casuale. E’ un’opera fatta in casa, il concetto di stanza è alla base di tutto ciò che ho in mente. Si percepisce sin dai primi brani che il tutto non è composto in maniera professionale ma registrato proprio in casa, che è poi una rappresentazione di ciò che stiamo vivendo. Insomma, qualcosa che in un periodo storico come quello attuale può definirsi l’alternativa alla musica live”.
Quali sono gli artisti o i gruppi che hai inteso prendere come riferimento?
“L’influenza del pop punk anni Novanta o Duemila è evidente. Potrei citare i Blink 182, i Green Day o i Sum 41, con la differenza che nei miei testi è chiara un’impronta personale. E’ tutto basato sul personaggio singolo, non su una band. L’idea è quella di mixare la parte solista con il pop punk di quei tempi a cui sono emotivamente legato”.
La scelta di comporre testi in inglese ha una motivazione particolare?
“Diciamo che le motivazioni sono due. La prima è che in qualche modo è lo stesso genere a chiederlo, la seconda è data dalla voglia di allargarmi a un pubblico internazionale, non solo italiano”.
Vivi e lavori all’estero da svariati anni, quanto ti ha cambiato questa esperienza?
“Tanto, più che altro fuori dall’Italia ho davvero realizzato di poter trovare la forza per portare a compimento un progetto. Ora sono stabilmente a Gijon, nelle Asturie, dove vivo e ho intenzione di restare, ma anche gli anni in Canada mi sono serviti a crescere tanto sia sul piano umano che artistico. Quando conosci persone che dal niente riescono a realizzare qualcosa, capisci che puoi farlo anche tu se ci credi davvero”.
Possiamo definirti un giramondo, che spazio riservi a Benevento nei tuoi brani?
“Sarebbe impensabile tralasciare le mie origini, innanzitutto perché quando posso faccio ritorno in città, ma poi perché è qui che ho vissuto fino ai 25 anni. Nel brano “Sunrise” parlo proprio dell’infanzia che se ne va paragonandola al tramonto che precede la maturità dell’età adulta. In “Let me fall”, terza canzone del progetto, mi concentro invece sul periodo in cui ho deciso di perdermi nel mio mondo per riscoprirmi”.
Al momento i brani sono tre, ma a quanto pare ne arriveranno presto altri. Quale obiettivo ti poni con ‘Anakardyo pop room’?
“Fare un passo per volta. Il primo obiettivo era mettere qualcosa di mio sul web, composto nel miglior modo possibile secondo quelle che sono le mie potenzialità. Poi potrà piacere o non piacere, ma già che sia giudicabile da un pubblico vasto per me è una gran cosa. Poi sì, magari quando il Covid finalmente ci lascerà mi piacerebbe tanto esibirmi live. Vista la situazione è un piccolo sogno, ma spero tanto si possa avverare”.
E’ un passo importante anche il tuo primo video, realizzato in queste ore presso il CSA di via Mustilli.
“Sì, una location perfetta. Ringrazio Lelio Romano che mi ha concesso la possibilità di averla a disposizione e la ‘Creative for production’ di Milano che si è occupata della produzione sotto la direzione di Peo Fallarino. Un grazie sentito va inoltre al direttore della fotografia Lorenzo Di Biase e al primo operatore Luca Travaglini”.
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