Benevento – Per un attimo è sembrato di trovarsi davanti a una scena già vista. Cambiavano la cornice e gli attori, ben differenti dal Santiago Bernabeu, da Gigi Buffon e Michael Oliver. Il contesto, almeno sulla carta, sembrava immutato: quarti di finale. Non di Champions League ma di Serie C, ugualmente pesanti a loro modo per staccare il pass per un sogno. Al posto dell’inglese Oliver, colpevole per gli juventini di aver fischiato un rigore al Real in pieno recupero, c’era il lombardo Pierantonio Perotti. In campo né “blancos” né piemontesi ma Reggiana e Siena, che in un attimo ben preciso del minuto novantotto hanno preso conoscenza dell’imponderabile. Perotti fischia un rigore molto dubbio al Siena e deve fare inevitabilmente i conti con la furente reazione degli emiliani, privati sul più bello di qualcosa che sentivano ormai propria. Tra questi anche l’attaccante Altinier, autore del gol che fino a quel momento stava spedendo la sua squadra dritta in semifinale. Tra la punta e il direttore di gara il diverbio è acceso, volano parole grosse che non si perdono nel vento.
Tutto viene appuntato e messo a referto, tanto che le otto giornate di squalifica rimediate dal “Duca” per presunte minacce di morte suonano come una vera e propria sentenza. Se pensiamo che Buffon dopo i fatti di Madrid se n’è viste impartire soltanto tre, viene subito da immaginare che Altinier sia andato ben oltre l’ormai famoso “bidone dell’immondizia al posto del cuore”. Dal suo canto, l’attaccante che vanta anche 46 presenze e 16 gol con la maglia del Benevento, si discolpa: “Non mi permetterei mai di minacciare di morte una persona perché non fa parte del mio modo di vivere e dei miei valori”, ha specificato attraverso un comunicato. “In diciassette anni di carriera non ho mai ricevuto sanzioni per proteste, mi prendo le mie responsabilità per le proteste ma non ho minacciato nessuno. Chiedo scusa a tutti gli amanti del calcio, perché il messaggio passato, soprattutto ai giovani, non è corretto. Mi prendo la squalifica, ma non accetto venga detto che ho minacciato di morte una persona”. Chi deciderà di puntare su di lui il prossimo anno, che sia la Reggiana o qualcun altro, dovrà fare a meno delle sue prestazioni per circa due mesi di campionato. Una beffa nella beffa, nonché il peggior modo di concludere una stagione che ha avuto davvero il veleno nella coda.