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Avellino – La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio? Per dirla alla Gigi Marzullo, la Sidigas Scandone Avellino, fa stropicciare gli occhi a tifosi e non. La vittoria contro la Dolomiti Trento consegna nelle mani della truppa di Pino Sacripanti il titolo di campione d’inverno. Dal suo anno di fondazione, 1948, Avellino non aveva mai raggiunto questo obiettivo. Uno dei segreti dei biancoverdi è sicuramente il fattore casa. Il Pala delMauro è una costante. In 14 gare giocate in casa, Avellino, non ha mai ceduto il passo. Elemento da non sottovalutare per la truppa di Sacripanti.
E pensare che ad inizio stagione, in molti, avevano storto in naso. La partenza di Joe Ragland aveva mandato gran parte dei tifosi nello sconforto totale. Ma da qui è stato costruito un roster profondo, ma soprattutto omogeneo sotto la regia del duo mercato composto da Nicola Alberani e Pino Sacripanti. Ovviamente dietro tutto c’è patron Gianandrea De Cesare, che ha cercato in tutti i modi di venire incontro alle richieste del tecnico canturino.
Dal suo arrivo in Irpinia, Sacripanti, ha saputo incarnare alla perfezione lo “spirito dei lupi”. Con lui uno staff tecnico, che in estate ha lavorato in sordina visto l’assenza del tecnico per gli impegni con la nazionale. Il rinnovo, oramai in calce (fino al 2020, ndr.), per Sacripanti è il degno riconoscimento alle cavalcate degli ultimi anni fatte da Avellino.
Sicuramente tra le conferma va inserito il professore Maarten Leunen. Capitano, ma soprattutto uomo in più della Scandone. Dotato di grande intelligenza cestistica. Uno dei fattori che ha spinto la società a rinnovare con l’ala forte di Vancouver. Insieme al numero dieci biancoverde c’è il leader silenzioso dello spogliatoio, Salvatore Parlato. Irpino di nascita, che negli anni si è dimostrato essere un fattore in più.
Tra le sorprese, invece, sicuramente ci va Jason Rich. Il folletto di Pensacola, arrivato in punta di piedi in Irpinia, è uno dei maggiori fautori della scalata dei lupi. Insieme all’ex Vanoli Cremona c’è anche Thomas Scrubb, che nelle ultime settimane ha trascinato Avellino tornando ai livelli della militanza in Germania. Ovviamente non bisogna tralasciare la garra del duo tutto sudamericano composto da Bruno Fitipaldo e Ariel Filloy. E Hamady N’Diaye? Arrivato nel pieno scetticismo è primo nelle classifiche per stoppate.
Mettendo da parte le sorprese e le conferme, Avellino, può sognare. Facendo i dovuti scongiuri del caso, ma in questo girone d’andata la formazione irpina ha dimostrato di poter dire la sua contro corazzate (Milano docet. ndr.). Ovviamente non è stato ancora fatto nulla. Il percorso è ancora lungo, ma se questi sono i crismi siamo a buon punto. Ora, però, non bisogna mollare la presa.