“Quella del dono dell’olio per la lampada perpetua di San Guglielomo – ha dichiarato il sindaco Paolo Foti – è un evento importante per la nostra città, particolarmente devota al Santo Patrono d’Irpinia, e fortemente legata al Santuario di Montevergine, che domina l’ampia vallata del Sabato. Così come antico e saldo è il legame di noi avellinesi con la Madonna Assunta e con S. Modestino, lo stesso vale per la Madonna di Montevergine e per San Guglielmo da Vercelli. Non a caso, infatti – ha continuato il Sindaco Foti – le due statue poste nelle nicchie laterali al portone d’ingresso della Chiesa Cattedrale di Avellino, dedicata alla Madonna Assunta, rappresentato una San Modestino, e l’altra San Guglielmo.
Sarò onorato il prossimo 25 giugno di essere a Montevergine, in qualità di sindaco di Avellino ad offrire, per la prima volta nella storia del Comune capoluogo d’Irpinia l’olio per la lampada di San Guglielmo. In quella solenne occasione, chiederò al Santo Patrono della nostra Provincia di vegliare su di essa, insieme alla nostra Madonna Assunta e al nostro San Modestino, affinchè la luce del bene comune illumini sempre ogni angolo della nostra terra, e tutti i suoi abitanti”.
La tradizionale cerimonia del dono annuale da parte di un’Amministrazione comunale dell’olio per la lampada posta davanti l’urna con i resti mortali di San Guglielmo da Vercelli, ha avuto origine settantacinque anni fa, nel 1942, quando con Bolla Papale di Pio XII, il fondatore della Comunità religosa del Monte Partenio fu proclamato Patrono d’Irpinia. All’epoca il Santuario di Montevergine, in cui dal 1807 i resti mortali del Santo sono custoditi, ospitava anche una delle relique più preziose del Cristianesimo, la Sacra Sindone, che giunta a Montevergine nel 1939, vi rimarrà sino alla fine della II Guerra Mondiale, e ciò per sotrarla ai pericoli di furti o distruzione. Un ruolo fondamentale in quel periodo – che coincide con la presenza a Montevergine della Sacra Sindone, per l’elevazione del Monaco Santo Guglielmo, fondatore del Monastero di Montevergine e di quello del Goleto a Patrono d’Irpinia – lo ha avuto l’allora Abate di Montevergine, Padre Giuseppe Ramiro Marcone, nominato da Papa Benedetto XV, nel 1918, ad appena trentasei anni Abate della Comunità Monastica del Partenio, incarico questo svolto sino alla morte, sopraggiunta, per il religioso, natio di San Pietro Infine (Caserta), l‘1 luglio del 1952.
All’Abate Marcone, vicino a Casa Savoia e stimato dal Santo Padre Pio XII, si deve, oltre alla cura della Sacra Sindone, nel suo periodo di permanenza a Montevergine, e alle opportune sollecitazioni per l’elevazione di San Guglielmo a Patrono d’Irpinia, anche la costruzione della Funicolare e dell’Istituto delle Suore Benedettine a Mercogliano, oltre che la vicinanza, alla popolazione del Capoluogo Irpino, nei tragici giorni dei bombardamenti del Settembre 1943. In quella triste occasione, che valse alla Città di Avellino la Medaglia d’Oro al Valore Civile, l’Abate Giuseppe Ramiro Marcone aprì le porte del Palazzo Abaziale di Loreto ai tanti sfollati che a causa dalla furia devastatrice della guerra avevano perso tutto.
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