Avellino – Sono trascorsi quarant’anni dal 23 novembre 1980. Un minuto, un giorno e soprattutto una catastrofe che ha cambiato l’Irpinia. Il capo reparto Pellegrino Iandolo dei Vigili del Fuoco di Avellino, Pellegrino Iandolo, ricorda quei giorni: “Il 23 novembre del 1980, alle ore 19.34, un fortissimo terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter, investì un’area di 17.000 Km2 con epicentro ubicato tra Campania e Basilicata. Novanta secondi di terrore che provocarono la distruzione di numerosi comuni della provincia di Avellino, Salerno e Potenza.
Al termine delle operazioni di soccorso si contarono 2.914 corpi senza vita recuperati, circa 10.000 i feriti e quasi 400.000 senzatetto. I vigili del fuoco furono tra i primissimi ad intervenire per aiutare quasi quattro milioni di terremotati bisognosi di soccorso. Giunsero da ogni parte d’Italia 4.300 unità operative ed oltre 1.000 automezzi. Con sforzo incessante, spesso sotto neve e pioggia, protrattosi ininterrottamente per ben 48 giorni, i vigili lavorarono sino al 5 gennaio 1981, quando fu rinvenuta l’ultima vittima. Il generoso slancio di quelle terribili ore, la capacità di condividere le sofferenze di quelle famiglie così duramente colpite, l’apporto prestato per la risoluzione di tante problematiche e per la rinascita delle zone colpite, caratterizzarono l’operato dei vigili del fuoco rimasti per tanti anni nei cuori dei sopravvissuti.
Sono passati 40 anni da quell’evento, ma i ricordi non sono minimamente scalfiti. Voglio dare una testimonianza personale di quei tempi. Mio padre era un Vigile del Fuoco del Comando di Avellino e, come sempre quando montava di sera, scese da casa intorno alle ore 19.25. Fece appena in tempo a superare via Generale Cascino, nei pressi di piazza della Libertà, quando vide, alle sue spalle, i palazzi crollare. Con non poche difficoltà riuscì a raggiungere la vecchia caserma in via Annarumma: noi della famiglia non lo rivedemmo che dieci giorni dopo. I suoi racconti erano lucidi e precisi, nei primi momenti non si ebbe la percezione della gravità della situazione e i vigili intervennero, anche a piedi, in centro città, a portare l’opera di soccorso, spesso a mani nude. Il giorno successivo al sisma gli fu comandato di accompagnare le sezioni operative dei colleghi provenienti dal nord dell’Italia, nelle aree maggiormente colpite di Lioni, Conza Della Campania e Teora.
Ci descrisse quel che vide ed io lessi nei sui occhi lo stesso stupore che ho provato il 6 aprile del 2009, allorquando fui ad Onna, una frazione della città dell’Aquila, e vidi il crollo di ogni costruzione. Sono passati quarant’anni da quel catastrofico 23 novembre 1980 e i Vigili del Fuoco hanno subito una profonda evoluzione.
Nuove specializzazioni sono state istituite: i nuclei S.A.F. (speleo-alpino-fluviali) per i soccorsi in ambienti impervi, i nuclei cinofili per la ricerca di persone disperse, i nuclei U.S.A.R. (urban search and rescue) specializzati nella ricerca ed il salvataggio di persone coinvolte in crolli di edifici, i nuclei G.O.S. (gruppi operativi speciali) dotati di numerosi mezzi di movimento terra, i nuclei T.A.S. (topografia applicata al soccorso) per la mappatura di aree interessate da calamità. I Vigili del fuoco, sono stati sempre protagonisti in tutte le grandi calamità che hanno colpito la nostra Nazione e sempre saranno al fianco della gente bisognosa di aiuto.