Migrazioni e sfruttamento, ne parla il sociologo Avallone

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È in programma per sabato 7 ottobre alle ore 19 al Godot Art Bistrot, un appuntamento con Gennaro Avallone ricercatore in Sociologia dell’ambiente e del territorio all’Università di Salerno e membro di Flacso-España. Durante l’incontro Avallone presenterà il suo ultimo libro dal titolo “Sfruttamento e resistenze. Migrazioni e agricoltura in Europa, Italia, Piana del Sole” (2017, Ombre Corte, 136 pp.). Prenderanno pare al dibattito con l’autore Adele Galdo e Assunta Visconti della Fattoria sociale «Isca delle donne» e Seedia Marong, ospite dello Sprar di Petruro Irpino.

Spesso nei processi di produzione si dimentica a che prezzo e dentro quali rapporti sociali i beni agricoli diventano disponibili, nascondendosi dietro alla  pubblicità, a brand e marchi. La ricerca di Avallone, invece, mette al centro il lavoro vivo nei campi, negli allevamenti, sotto le serre, guardando ai migranti, sempre più protagonisti a livello mondiale dell’industria agricola capitalistica, e a un insieme di territori, quelli del Sud Europa, del Mezzogiorno e dell’enclave della Piana del Sele, nella provincia di Salerno. Il suo libro parla di lavoro e fatica, di vite alla ricerca di un futuro migliore. In particolare il sociologo racconta dell’esistenza di persone che attrverso il lavoro producono ciò che mangiano.

Quindi la ricerca sul mondo dell’agricoltura, sui rapporti sociali di produzione vigenti prima che tutto venga assorbito dal marketing e subordinato ai superprofitti delle grandi imprese internazionali e multinazionali. È dunque il lavoro, con le sue caratteristiche e modalità di svolgimento, a costituire il punto di vista privilegiato di questa ricerca durante la quale l’autore si è avvalso soprattutto di interviste e colloqui con una molteplicità di lavoratrici e lavoratori, condividendo con loro ore e ore di vita quotidiana.

Avallone ha cercato di entrare in comunicazione con  la densità della vita, dei progetti connessi alle migrazioni e dei rapporti di produzione fondati sullo sfruttamento, lo ha fatto per restituire un quadro delle relazioni di potere che governano l’agricoltura capitalistica e delle strategie che i lavoratori mettono in atto per non farsi sopraffare e proteggere sé stessi, rivendicando diritti e dignità.

 

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